13 novembre 2015

Manifesta 12. Una start-up per Palermo?

 
Ci sono ancora tre anni, ma il riscatto sembra arrivare con la nave della cultura. Ecco la Sicilia, di nuovo vicina all'arte. Pronta a svelarsi come luogo-simbolo di integrazione e contraddizione, come mai prima d'ora aveva sperimentato la Biennale itinerante

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Manifesta torna in Italia dopo dieci anni, nomade e itinerante da statuto, ed è un buon segno. Ancora meglio perché è Palermo, vecchia candidata per il Guggenheim e capoluogo di una Regione di confine, oltre la quale c’è un territorio di sangue che vede passare i flussi che ben conosciamo. 
Quale luogo migliore, dunque, dove stabilire per qualche tempo le tende e provare a dare una nuova risposta al tema perpetuo dell’identità europea? Un paradosso? Forse è semplicemente un’opportunità di comprensione in più su temi caldi e difficili anche se, guardando l’Europa da lontano, senza entrare nel merito di nessuna responsabilità, sembra quasi che si tratti di schizofrenia, dato che lo stesso continente che in questi giorni alza muri contro i migranti vede nascere progetti attenti alle identità, come Manifesta. 
Strano? No, straordinario! Perché servono proprio dei contraltari del genere per evitare il pensiero unico. 
L’esigenza è, dunque, di ricostruire l’Europa, con quella cultura che da sempre ha ruolo di cerniera, di aggregante identitario. E visto che i Musei non bastano più, per una riflessione ad ampio raggio, che valichi i confini, sembra che servano interventi come quelli previsti da Manifesta. Serve tornare a immaginarsi oltre i confini nazionali. 
Palermo è stata selezionata dal comitato di Manifesta per la sua rilevanza su due principali capisaldi delle questioni europee: la migrazione e le condizioni climatiche, e sull’impatto che queste questioni hanno sulle nostre città. Inoltre il capoluogo siciliano ha un vissuto storico di vera integrazione, seppur sofferta, oltre ai legami, da secoli mai interrotti, con l’Africa, con il mondo mediorientale e con tutta l’area del Mediterraneo. Legami che, come sostiene l’Assessore alla Cultura, Andrea Cusumano, sono la base dell’edizione palermitana di Manifesta: «Si tratta di una riflessione sull’identità europea messa in atto attraverso una riflessione sull’identità mediterranea». Hedwig Fijen, Direttrice della kermesse, con chiarezza sostiene che «Manifesta 12 è una grande sfida per ripensare a come gli interventi culturali possono avere un forte ruolo nell’aiutare a ridefinire uno dei più iconici crocevia del Mediterraneo della nostra storia, all’interno di un lungo processo di trasformazione. Manifesta 12 vuole affrontare diverse questioni tra cui la partecipazione dei cittadini alla governance della città e come riappropriarsi del luogo».
La maggiore ambizione di Manifesta 12 sarà lavorare in modo interdisciplinare, a stretto contatto con le comunità locali, per attivare processi di ridefinizione del tessuto urbano e degli agglomerati sociali, ripensando basi culturali. Ecco allora il team di “mediatori creativi” e un piano biennale per  istituire una nuova Fondazione, coinvolgendo Comune di Palermo e Fondazione Manifesta: un presupposto economico di base per attirare investimenti da parte di privati. Una grande sfida per Palermo, insomma, e una grande sfida anche per Manifesta. Un incipit socio-economico che potrebbe portare ad un concreto sviluppo. Una vera start-up per una delle città più belle e complicate d’Italia. (Salvatore Davì)

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