14 novembre 2015

Paul Klee e il principio vitale

 
I “Mondi Animati” di Klee in mostra al Man di Nuoro. Per rintracciare, attraverso una rilettura delle sue opere, un'idea cara all'artista: la spinta generativa della materia delle cose

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“Mondi Animati” è il titolo della mostra in corso al MAN (fino al 14 febbraio), Museo d’Arte della Provincia di Nuoro, che vede protagonista uno degli artisti più influenti dell’arte del XX secolo: Paul Klee (Münchenbuchsee, 1879 – Locarno 1940). 
Figlio di un musicista, Klee eredita dal padre la passione per la musica, dedicandosi per diversi anni allo studio del violoncello prima di intraprendere la carriera di pittore. Grazie ai viaggi compiuti in gioventù riesce ad entrare in contatto con i principali esponenti dell’arte d’avanguardia dell’epoca: in Italia, nel 1905, subisce il fascino del nascente Futurismo, mentre a Parigi, pochi anni dopo, scopre i valori della pittura di artisti del calibro di Cézanne e Van Gogh. La svolta stilistica, tuttavia, si avrà nel 1911 quanto l’artista incontrerà Franz Marc e Vasilij Kandinskij che lo inviteranno a partecipare alla seconda esposizione del gruppo “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro). Negli anni successivi Klee avrà modo di frequentare altre personalità di spicco come Picasso, Apollinaire e Delaunay che influenzeranno in vario modo la sua poetica. L’artista, durante tutta la sua carriera, darà vita a una produzione di grandissimo rilievo, arrivando a realizzare oltre 9mila opere: dai piccoli acquerelli ai disegni a matita su carta, dalle incisioni ai quadri eseguiti a olio. 
Parallelamente alla produzione artistica, Klee porta avanti un’intensa attività come teorico dell’arte. Celebre è il suo saggio La confessione creatrice del 1920,  testo fondamentale per i corsi di teoria della forma e del colore, da lui tenuti nel periodo compreso tra il 1920 e il 1931, al Bauhaus di Weimar e all’Accademia di Düsseldorf. Verso la seconda metà degli anni Trenta, gravemente malato, Klee sarà costretto ad abbandonare la Germania, ormai pervasa dall’ideologia nazionalsocialista, per chiedere la cittadinanza in Svizzera che però gli verrà concessa solo pochi giorni dopo la sua morte, nel 1940.
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La rassegna “Mondi Animati”, curata da Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch, nasce con l’intento di indagare uno degli aspetti meno noti della sua produzione: la percezione della presenza di un principio vitale, generativo, insito nella materia delle cose. Per rileggere Klee in questa ottica, sono state selezionate 50 opere, tra dipinti, acquerelli e disegni, provenienti da collezioni pubbliche (Museo della Città di Locarno, Museo di Ascona – Fondazione Richard und Uli Seewald, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, MART, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Museo del Territorio Biellese) e private, italiane e svizzere. 
La mostra si caratterizza per la presenza di un allestimento dal forte impatto visivo: lo spettatore è invitato a muoversi all’interno di uno spazio prevalentemente oscuro, in cui l’unico elemento luminoso è dovuto al bagliore proveniente dallo splendore delle opere esposte. E se Man Ray, consegnava le torce ai visitatori dell’Esposizione Internazionale Surrealista del 1938 in un allestimento curato niente meno che da Marcel Duchamp, i moderni visitatori di oggi possono, in questa occasione, ricorrere alla luce riprodotta dai loro inseparabili smartphones.
Suddivisa in sei sezioni tematiche – Interni (oggetti animati), Architetture, Mondo Animale, Forme dell’umano e Forme biologiche e Paesaggi – la mostra consente di addentrarsi all’interno del vasto pensiero speculativo dell’artista. Si inizia con le visioni degli spazi “interni”, sempre densi di presenze e oggetti animati. Ad esempio, in Angolo con finestra, del 1910, pare di scorgere proprio la finestra del suo studio di Monaco. Accanto alle rappresentazioni di oggetti si trovano delle indicazioni dinamiche, come le partizioni geometriche in Con la lampada a gas (1915), opera acquisita dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma a seguito della retrospettiva dedicata a Klee nell’ambito della Biennale d’Arte di Venezia del 1948. 
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Dagli interni si passa allo studio delle architetture: l’artista è affascinato dalle grandi strutture, come si evince dall’opera Cattedrale di San Pietroburgo (1927) da cui emergono i rapporti tra il dettaglio e il totale, o da Americanisch – Japanisch (Americano – giapponese), realizzata nel 1918 e raffigurante svettanti palazzi stilizzati a cui si affianca l’icona dell’occhio, in luogo dell’artista. Questo originale modo di rappresentare se stesso si ripete anche nell’importante dipinto su garza dal titolo Come una sfinge (1919) dove compare ancora una volta il suo sguardo. 
Il percorso espositivo prosegue poi con la rappresentazione del mondo animale, a cui Klee si dedica fin dall’infanzia. In questa sezione appare evidente il tentativo di umanizzazione, volto a mettere in scena le virtù e i vizi che contraddistinguono l’uomo. È il caso ad esempio di Amicizia tra animali (1923), in cui un gatto e un cane passeggiano amichevolmente.
In “Forme dell’Umano” si ha modo invece di osservare la fascinazione dell’artista per le diverse manifestazioni della psiche umana, quali la paura (Correndo in aiuto, 1931), la crudeltà (disegno omonimo, 1914) e la comicità (Classico – Comico, 1934), rappresentate al di là dell’uomo e della sua immagine. Klee si dimostra anche decisamente interessato alla narrazione delle forme di vita, con particolare attenzione verso la scienza e la natura, da cui deriva la sintesi tra l’organico e l’inorganico. Questa visione si ritrova in Le Nuove radici (1932) e Fiori – pentola II (1939) che rispecchiano il dualismo degli elementi che, per altri versi, si ricompongono invece secondo una visione cosmica, la stessa che si rinviene in Abbraccio (1934). 
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La percezione di un principio unitario della natura è al centro dell’ultima sezione tematica che chiude l’esposizione, quella dedicata ai paesaggi. È qui che si trovano alcune delle opere più significative della mostra, come l’acquerello Feigenbaum (Fico) (1929), in cui la chioma dell’albero è costituita da una struttura di linee dinamiche che danno un senso di tensione all’intera composizione, e il celebre dipinto Wohin? (Dove?) del 1920, opera inclusa nella ormai leggendaria mostra “Arte Degenerata” del 1937, organizzata dalle autorità naziste tedesche per denunciare la decadenza dell’avanguardia artistica. 
La mostra “Mondi Animati” consente dunque di compiere un itinerario all’interno della straordinaria visione di Paul Klee, alla scoperta delle infinite possibilità che superano il reale e lo rendono qualcosa di inaspettato. Quello che l’artista produce, secondo Klee, è solamente uno dei tanti scenari possibili: “Io vivo in un mondo intermedio, abitato dai morti e dai non nati, cioè dalle possibilità che non si sono date […] più vicino del consueto al cuore della creazione, ma non abbastanza vicino”. (Paul Klee, Diari, 1898 -1918)
Davide Mariani

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