18 novembre 2015

A Milano debutta “Ikeyazhang”, spazio nomade, pop-up e galleria commerciale. Tre domande all’ideatrice, Rita Selvaggio

 

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Si chiama IKEYAZHANG, ed è un nuovo progetto curato e ideato da Rita Selvaggio. Debutta stasera a Milano, al 36 di via Donatello, con una mostra intitolata “Local Objects”, e le opere di Alessandro Agudio, Vanessa Billy, Tim Ellis, Mark Essen, Hannah Lees, Santo Tolone. Il nome è quello di una cometa, che si stacca dalle “colleghe” dormienti della Nube di Oort, e appare concepisce il proprio corso intorno al sole e poi si dissolve di nuovo nella profondità della galassia. Non vi è chiara la metafora? Ve la racconta Selvaggio.
Il nome del progetto deriva da una cometa, e in effetti è ancora un po’ avvolto nel mistero. Ci illumini un po’ sulla nascita di questa nuova “stella nomade”?
«IKEYZHANG è una pop-up gallery e funziona a tutti gli effetti come una galleria commerciale, senza scadenza o impegni precisi. Di volta in volta si sposta in spazi atti o idonei a cogliere determinati progetti. IKEYAZHANG inaugura con “Local Objects”, mostra che raccoglie sei artisti di diversa nazionalità, il cui concept parte da una poesia di Wallace Stevens. Per sottolineare questa idea di nomadismo, i versi parlano di uno spirito senza foyer, quindi senza casa, in cui gli oggetti locali, colti durante il suo vagare “diventavano più preziosi dei più preziosi oggetti domestici”. Ad esempio, tra i lavori di Agudio, Smerdaleos (massa informe di abbondanza, simile alle montagne di gioielli che fuoriescono dai forzieri dei pirati) è un piccolo tesoro che si posa su una superficie di specchio, mentre One of the Most Famous Wooden Spaceships On A Brazilian Beach è un oggetto nato da un eccesso di concentrazione. Il titolo permette all’artista di liberarsi dalla speculazione concettuale per lasciare libertà a quella estetica. Ne risulta una forma banalmente marziana e plausibile di alcune invenzioni estetiche eccentriche, appartenenti alla sfera del design di interni. Per Santo Tolone i collage su vetro sono in pratica delle vignette di fumetto esplose, i controsoffitti sono particolari architettonici di interni. Sustain di Vanessa Billy è un lavoro che cerca di avere un impatto fisico sullo sguardo, l’elettricità è un elemento così mondano che l’artista ha cercato di renderlo palpabile in modo basic: ci racconta della produzione dell’energia e quindi dell’elettricità come risorsa della terra. In questo caso la luce viene rilasciata da una sedimentazione minerale di età pre-umana. Si viene a creare un cortocircuito tra diverse realtà e il tempo. Feels like energy continua a essere un omaggio all’energia e alle modalità con cui questa viene trasferita e trasformata da elettricità a luce, ma anche sotto forma di cibo. I limoni sono un nutrimento che è giallo come il sole e bulboso allo stesso modo di una lampadina. La pratica di Hannah Lees interroga la questione dei “cicli” e il potenziale per nuovi inizi, è un lavoro che generalmente coinvolge materiale organico proveniente sia da acqua che da terra. Each breath is shorter than the last di Mark Essen presenta immagini e forme congelate in delle colate di argilla, come elementi umani frammentati, trasformati dal tempo, come se fossero stati appena ritrovati in un sito archeologico. Le pitture di Tim Ellis fanno parte di una serie che condivide lo stesso titolo, United in Different Guises, la cui funzione giace in qualche punto tra un ruolo comunicativo e una veste simbolica».
Si tratta di un progetto curatoriale e, appunto, nomade. Chi sono i sostenitori di IKEYAZHANG e come ti muoverai? Hai già in mente le prossime tappe e gli artisti che ti accompagneranno?
«I sostenitori di IKEYAZHANG cambieranno di volta in volta, ho dei programmi per il futuro anche se è prematuro parlarne perché si tratta di una cometa dal “lungo ritorno”. E’ stata identificata la prima volta attorno alla metà del XVII secolo e ha impiegato circa 370 anni per rientrare nel nostro sistema solare ».
Perché oggi, forse più che mai, ha senso puntare su progetti di questo genere, quando non propriamente indipendenti? 
«Perché consentono flessibilità e di trovare di volta in volta contesti appropriati alle specifiche pratiche degli artisti». 
Foto sopra: Mark Essen
Each breath is shorter than the last, 2015
Courtesy the artist and IKEYAZHANG

In home page: Vanessa Billy
Feels like energy 2014
Cast Aluminium, LED Light, Perspex, Electric Cable
16 x 16 x 13 cm
Courtesy the artist and Limoncello

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