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In questo periodo, complice anche la crisi, molti musei italiani hanno scelto la formula di ospitare esposizioni realizzate con opere tutte provenienti da un’unica raccolta. La Gam di Torino propone la mostra Monet dalle collezioni del Musée d’Orsay. A Genova Palazzo Ducale accoglie la rassegna Dagli Impressionisti a Picasso. I capolavori del Detroit Institute of Arts. A Milano Palazzo Reale presenta Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal museo di Belle Arti di Budapest. L’elenco potrebbe continuare a lungo ma, per limitarci a Roma, se Palazzo delle Esposizioni offre una scelta di dipinti in prestito dalla Phillips Collection di Washington, il Complesso del Vittoriano ospita, fino al 7 febbraio 2016, la mostra intitolata “Dal Musée d’Orsay Impressionisti. Tête a tête” (catalogo Skira).
Il titolo, come spesso accade in questi casi, è fuorviante o meglio il vero contenuto della mostra è tutto affidato a quel “Tête a tête”, che allude a un colloquio intimo tra due persone. L’esposizione, infatti, propone un’affascinante e insolita galleria di ritratti e autoritratti realizzati, sia in pittura sia in scultura, tra il 1850 e il 1900 da una trentina di artisti, tra i quali Courbet, Manet, Rodin, Medardo Rosso, Cabanel, Degas, Pissarro, Berthe Morisot, Sargent, Boldini, Vallotton e Cézanne. In questo senso la rassegna è il frutto di una scelta meditata, che implica un autentico e coraggioso taglio critico, non frequente in questo genere di iniziative. Tuttavia, a scanso di equivoci, chi, attirato dalla magica parola “Impressionisti”, si aspettasse di trovare esposti paesaggi luminosi dipinti all’aria aperta, ossia quei quadri che nell’immaginario collettivo meglio rappresentano l’impressionismo, rischierà di restare deluso. L’assenza di Monet, capofila del gruppo, si spiega appunto col fatto che la mostra non intende affrontare il tema del paesaggio, ma indagare come cambia il ritratto e la percezione di sé nell’arco di cinquant’anni dominati dall’ascesa della fotografia e dal culto della modernità.
La rassegna curata da Xavier Rey, direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del Musée d’Orsay e da Ophélie Ferlier, conservatrice del dipartimento di scultura, offre dunque una carrellata formidabile di volti e persone che, se da un lato incarnano i diversi tipi umani, dall’altro riflettono le diverse concezioni dell’arte dei loro autori. E non mancano i grandi capolavori, tra i quali Il balcone (1868-69) di Manet, quadro simbolo della mostra, o La donna con caffettiera (1890-1895) di Cézanne, opera intensa e spigolosa che, da sola, basterebbe a far comprendere la distanza siderale che separa il suo autore dagli artisti del suo tempo, facendo di Cézanne il punto di riferimento per i pittori delle avanguardie del ‘900. La mostra è articolata in sezioni tematiche che offrono interessanti spunti di riflessione su questioni come l’intimità, la mondanità, la modernità, il mondo dell’infanzia. E forse la passione per il ritratto e l’autoritratto che animava la società parigina della seconda metà dell’800 non era poi così distante dall’attuale passione per il selfie.
Flavia Matitti
mostra visitata il 15 ottobre
Dal 15 ottobre al 7 febbraio 2016
Dal Musée d’Orsay Impressionisti. Tête a tête
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in carcere, Roma
Orari: da lunedì a giovedì: 9:30 – 19:30; venerdì-sabato 9:30 – 22:00; domenica 9:30 – 20:30