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Si è mimetizzato con i monumenti più celebri, le merci di un supermercato, i ponti e le calli di Venezia. Ha indossato i panni di campi di grano, murales, treni, famose opere d’arte, addirittura una cabina telefonica. E per il suo ultimo lavoro Liu Bolin torna a casa, in Cina, dove l’inquinamento solo nell’ultimo mese ha fatto chiudere due volte le scuole e lasciato a casa milioni di cinesi.
Ha usato la sua solita tecnica per cui si dipinge sul corpo quelle parti del luogo che coprirebbe, in modo da confondersi con il paesaggio, naturale o urbano che sia, fino a rendersi invisibile. Ma stavolta per realizzare Dongji (Winter Solstice), ha chiamato altri performer, li ha disposti in un campo come alberi, anche loro dipinti, e il risultato è che sembrano tanti tronchi bruciati dall’inquinamento. Come quelli stecchiti che stanno sul campo.
Bravo Liu. È tempo che la Cina si svegli!