26 dicembre 2015

L’Intervista/Anna Coliva

 
ECCO IL MIO MUSEO FINALMENTE AUTONOMO
Ingressi facilitati, meno burocrazia e apertura al contemporaneo. La Galleria Borghese ricomincia da dov’era. Cioè dalla sua direttrice

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Per continuare a seguire le vicende dei musei statali italiani toccati dalla Riforma Franceschini, abbiamo intervistato Anna Coliva, unica direttrice (e non straniera) rimasta al timone del suo museo. A dispetto di altri, vuole mantenere il ruolo di museo come contenitore culturale, ma rendendolo ancora più accessibile. Vediamo quindi come si prepara a qualche giorno dalla firma col Ministro e come pensa di superare la prova del nove: l’attuazione della Riforma. Spingendo, come l’angelo nocchiero, dall’Inferno al Purgatorio, il “vasello [né] snelletto [né] leggiero” della Galleria Borghese.
Da dove intende iniziare ad applicare Riforma?
«Una delle prime procedure che stiamo predisponendo di avviare è superare il gap del numero chiuso. Eliminare il balzello del numero contingentato di visite e insieme quello della prenotazione obbligatoria, è uno dei primi step da passare. Disporre di una propria cassa e di risorse finanziarie autonome non è un fattore di poco conto per attuare le dovute modifiche».
In che modo è possibile?
«Una volta che il sistema organizzativo sarà reimpostato (possibile solo con un approccio che renda meno fittizio il ruolo del direttore), si possono finalmente mettere in campo, in piccolo e in grande, nuove strategie di sviluppo e innovazione del museo stesso, come per esempio, prevedere un servizio di controllo elettronico dei biglietti d’ingresso che permetta di agevolare i flussi e di aumentare le entrate dei visitatori».
Mat Collishaw, Black mirror, vista della mostra
Quali sono, secondo lei, gli aspetti più innovativi della Riforma?
«L’autonomia stessa. Adesso è possibile muoversi verso una maggiore democratizzazione del sapere, finalmente condiviso, migliorando in primis l’accoglienza per il pubblico. Allungare, ad esempio, la durata della visita per una maggiore fruibilità della collezione, rendere meno gravoso l’ingresso, evitando le lunghe file di attesa e non da ultimo, ai fini della manutenzione della nostra preziosa collezione, rinnovare gli impianti di climatizzazione delle sale. Sono problematiche note della Borghese e che da sempre impediscono un maggiore accessibilità alle collezioni di questo scrigno d’arte».
Cosa pensa del cosiddetto “help desk”?  Sparite le Soprintendenze o al massimo accorpate, può essere uno strumento utile o non è piuttosto “invadente”?
«Se il sistema non s’inceppa nelle file burocratiche, è un riferimento utile. Poter contare su un sostegno immediato ad eventuali problematiche ha molti vantaggi».
Dopo il successo di esposizioni come Alaia e Collishaw, adesso come intende proseguire con il programma delle mostre legate al contemporaneo? 
«La programmazione non cambia, data la continuità didattica, pour ainsi dire, che avvantaggia la Galleria. Le mostre, pur restando sempre in stretto dialogo con la collezione permanente o anzi, per meglio esaltarne la varietà e bellezza, continueranno a riguardare l’arte antica con le contaminazioni di quella contemporanea».
Candida Höfer Villa Borghese Roma XVIII, 2012 C-print Print size: 70 7/8 x 81 inches(180x205.6 cm) Framed: 72 ½ x 82 ½ inches(184x209.6 cm) © Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn © Candida Höfer by SIAE 2013
Quindi, in generale, ritiene sia una riforma positiva?
«Ha tutte le potenzialità per essere positiva, salvo superare le difficoltà della nuova struttura complessa che la Riforma prevede. I tempi di realizzazione sono stati lunghi ma necessari per mettere a punto la diversificazione delle competenze, in termini per esempio di organi di bilancio, di registratore di cassa, di reimpostazione totale della macchina burocratica».
Ha qualche altro suggerimento?
«In generale, ci sarebbe la necessità di bandire un vero concorso per i funzionari, in modo che, quando ci sarà il prossimo cambio di legislatura, cioè dopo Franceschini, ci sia già una regolamentazione più precisa per la valutazione degli addetti ai lavori. Questa mancanza è stato un motivo d’inciampo dei musei in Italia, che da un certo momento in poi, si è ritrovata carente di funzionari altamente qualificati come erano i responsabili usciti dai vecchi concorsi pubblici».
Anna de Fazio Siciliano

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