05 gennaio 2016

Che fatica essere donne sul mercato! Un’indagine rivela che negli ultimi cinque anni le vendite in asta sono quasi esclusivamente realizzate dal sesso forte

 

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Si dice spesso che, nonostante “par condicio” varie ed eventuali e maggiore attenzione alle quote rosa, anche il mondo dell’arte resti ad appannaggio degli uomini. E in effetti il trend non si smentisce e lo afferma una classifica stilata da Artnet, ripresa anche da Art Economy de Il Sole24ore, che prende in esame le aste serali di Post War and Contemporary Art che si sono svolte a New York nei mesi di novembre, dal 2010 al 2015, da Sotheby’s, Christie’s e Phillips. 
E sapete cosa è risultato? Che nell’ultimo lustro il 92 per cento dei lotti venduti era firmato da artisti maschi, e solo l’8 per cento da artiste. La situazione migliora leggermente solo da Phillips ma non cambia la storia.
E non cambia la storia nemmeno il record di Jimson Weed, White Flower No. 1 del 1936 (foto in home page) di Georgia O’Keeffe, o quello registrato da Yayoi Kusama, per White No. 28 del 1960, da Christie’s New York, ancora nel novembre 2014 per oltre 7 milioni di dollari e che l’ha anche consacrata la “più cara” artista donna vivente.
Scavando, ulteriori conferme si trovano anche nella “composizione” delle mostre: meno del 30 per cento, nei musei americani, sono dedicate a donne, e solo nelle grandi kermesse, da Venezia a Documenta, i numeri sono “in pareggio”. Come andrà nel prossimo quinquennio?

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