11 gennaio 2016

Fino al 16.I.2016 Rebecca Horn, The vertebra oracle Studio Trisorio, Napoli

 

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Sezione del corpo umano reinterpretata dalle simbologie esoteriche, punto nodale dell’energia psichica individuale e cosmica in diverse pratiche meditative, la colonna vertebrale assolve una funzione protettiva e motoria. La sua struttura articolatoria permette di orientare la testa nello spazio, la flessione e la rotazione del corpo, mentre nel canale vertebrale è contenuto il midollo spinale, porzione extracranica del sistema nervoso centrale, un fitto fascio di neuroni lungo circa quarantasei centimetri, deputato alla motilità volontaria e alla percezione. 
Per Rebecca Horn (Michelstadt, 1944) le trentatré/trentaquattro vertebre sono il canale della comunicazione con l’altro e con il sé, strumento organico che esprime un dinamismo da ascoltare. In occasione della mostra che apre la stagione espositiva dello Studio Trisorio, Horn presenta una serie di opere dedicate all’energia del corpo, delle parole e della natura, sculture e installazioni bilanciate dal moto armonico dell’inspirazione e dell’espirazione che, nei disegni, raggiunge ritmi vorticosi. Dopo la personale nel 2012 e la grande installazione del 2002, a piazza Plebiscito – Spiriti in madreperla, 333 “capuzzelle” di ghisa e 77 aureole di neon, ispirata all’ossario del cimitero storico delle Fontanelle – un graditissimo ritorno per l’artista che non ha mai nascosto un legame viscerale con la città, con le sue mitologie oscure e con le sue forze sotterranee, tra carnale e spirituale. L’artista tedesca, dagli anni ’60, esercita una metodologia che fonde la materia scultorea con il disegno e la pratica performativa, l’immaginario distopico della tecnologia e i simboli degli elementi naturali, in opere di immediato impatto visivo. Luci e voci, specchi e membra, pietre, musica e letteratura assumono lo stesso peso, alla ricerca di una continuità tra corpo, materia e trascendenza.
Rebecca Horn, The Lost Ones, Samuel Beckett, 2015, cm. 116 x 77 x 31. Courtesy Studio Trisorio
La mostra napoletana è percorsa da un movimento evidente, le opere, anche quelle non animate da meccanismi, tendono all’instabilità. Cesare Pavese, Il Mestiere di Vivere, Diario 1935-1950 e The Lost Ones, Samuel Beckett, esprimono un’irrequietezza drammatica e grottesca, come nella vita e nelle parole dei due autori. La vita tragica di Pavese – tra le traduzioni di grandi scrittori americani, come Lee Masters, Dos Passos e Steinbeck, gli studi religiosi e la febbrile attività poetica, tra l’arresto per antifascismo, nel 1935, e il suicidio, il 27 agosto del 1950 – diventa una sovrapposizione di biografia e narrativa, con elementi che formano un corpo embrionale in delicato equilibrio, un libro aperto, una ampolla di vetro che racchiude pigmento giallo, piume e complessi ingranaggi. Beckett, nel racconto The lost Ones, descrive le peripezie di un gruppo di duecento persone rinchiuse in un grande cilindro, percorrendo tutti i temi della sua scrittura, dall’illogico che assurge a quotidiano alle precise descrizioni geometriche, dalla penetrante ironia delle immagini alla gelida ferocia dei comportamenti. Nell’opera ispirata al racconto del grande scrittore e drammaturgo irlandese, un pezzo di legno e una piuma sono sospesi a una spirale e custoditi in una struttura di ferro e vetro la cui unica apertura è chiusa da uno strettissimo cono. Il divario tra ciò che è dentro e ciò che è fuori è accentuato dalla presenza di un meccanismo di ferro che sovrasta la struttura e impone il corso degli eventi, come un deus ex machina industriale. 
Questo movimento interiorizzato si fa esplicito nella serie di disegni che danno il titolo alla mostra, in cui macchie di colore e tratti grafici sono attraversati da un’energia centrifuga, componendo un gesto dinamico di forte verticalità. Il ritmo torna a farsi pacato in Revelation of a tree, l’installazione che chiude la mostra, in cui spuntoni di acciaio e ottone, applicati a rami d’albero fusi in bronzo, sono agitati da un meccanismo, respirando di una nuova vita ibrida. 
Mario Francesco Simeone 
mostra visitata il 10 ottobre 2015 
Dal 10 ottobre 2015 al 16 gennaio 2016 
Rebecca Horn, The Vertebra Horacle 
Studio Trisorio
Riviera di Chiaia, 215 – 80121, Napoli 
Orari: da lunedì a sabato 10.30-13.30, da lunedì a venerdì 16- 19:30
Info: info@studiotrisorio.com 

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