28 maggio 2002

Dimore storiche, domenica ‘cortili aperti 2002’

 

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Quest’anno, oltre ai più conosciuti cortili di Palazzo Borghese, Odescalchi e Ruspoli, potranno essere visitati dei piccoli gioielli poco noti al grande pubblico come il cortile di Palazzo Diamanti in via dei Coronari, classico esempio di quella stratificazione architettonica così frequente a Roma dove il Rinascimento convive con il Barocco ottenendo quel “pittoresco” tanto declamato dai viaggiatori del XIX secolo; o di Palazzo Malvezzi Campeggi dove, dietro a un androne tardo seicentesco è inaspettatamente nascosto un ombroso cortile giardino; o ancora dei Palazzi Costaguti e Capponi Antonelli, dove recenti restauri hanno portato alla luce pitture e graffiti che la polvere dei secoli aveva quasi fatto dimenticare.
Sono infatti numerosi i cortili “rimessi a nuovo” in occasione del Giubileo grazie all’impegno dei proprietari ben consci del duplice carattere di questi spazi: musei all’aperto, ma anche luoghi “semi privati”, scenario della vita che si svolge e si svolgeva dietro le facciate, e che nella giornata del 2 giugno 2002 potranno essere visitati da tutti.
L’Associazione Dimore Storiche Italiane, ADSI, costituita nel 1977 si propone infatti di supportare la conservazione, e quando necessario il restauro, e la gestione delle dimore storiche, contribuendo in tal modo alla tutela del patrimonio culturale, la cui conservazione e conoscenza sono di interesse pubblico.
L’impegno annuale dell’Associazione verso la città non si limita quest’anno alla sola apertura dei cortili: al loro interno sarà organizzata una mostra di fotografie inedite su Roma e Lazio curata da Giada Lepri e costituita da circa 150 foto appartenenti alle famiglie che oltre ad essere proprietarie dei palazzi più importanti, hanno contribuito a scrivere la storia della città, come i Borghese, i Colonna, i Massimo e tanti altri.
La mostra articolata in 5 sezioni (Roma e le sue trasformazioni, gli interni dei palazzi, gli eventi storici, la campagna e le ville, il Vaticano, la vita sociale delle famiglie) presenta immagini che vanno dalla metà dell’Ottocento sino alla Seconda Guerra Mondiale, uno spaccato di vita privata e inedita.
E così, accanto a documenti storici di innegabile valore, come ad esempio la serie di 12 fotografie scattate nel settembre del 1870, all’epoca della Breccia di Porta Pia, con vedute degli accampamenti italiani a villa Torlonia, vi sono degli spaccati di vita famigliare, estremamente poetici nella loro semplicità come il ritratto di Maddalena Patrizi con i figli alla fine del XIX secolo.




Anche la città e la campagna sono ampiamente rappresentate nelle loro trasformazioni avvenute in un secolo. Le ville, la “cintura verde” descritta tante volte dai pittori e scrittori del Grand Tour e oltre, appaiono, forse per l’ultima volta prima della loro scomparsa, nel loro aspetto “ancien regime”, quasi un “memento mori”, un monito all’urbanizzazione selvaggia del dopo-Porta Pia. Appare infatti arduo, se non impossibile riconoscere il quartiere Nomentano in quelle vedute prese dall’alto dell’edificio principale della scomparsa villa Patrizi, dove in un paesaggio arcadico si staglia in lontananza la villa Albani, o nel caos dei dintorni della Stazione Termini, la tranquillità e bellezza della villa Montalto Massimo, già “buen retiro” di Sisto V, e qui emblematicamente raffigurata in una fotografia dell’agosto del 1870.
Tra le immagini della campagna laziale, quelle relative alle paludi della cosiddetta Maremma laziale, sono tra le più poetiche e allo stesso tempo più nostalgiche fra quelle in mostra, sul tipo dei quadri di Giulio Aristide Sartorio, a ricordo di un tempo che sembra passato oramai per sempre.
Infine, a completamento di questa mostra, sono esposti numerosi ritratti di personaggi celebri e meno celebri, in veste ufficiale, ma anche in momenti di vita famigliare.

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