27 gennaio 2016

Il bello inizia a 40 anni

 
Non avrà i blasoni di Artissima, o il nuovo smalto di miart. Eppure Arte Fiera non molla il colpo. Vi diciamo il perché, a poche ore dal debutto

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Sono 40 anni, e infatti quest’anno si chiama Arte Fiera 40. Chissà che un numero non ne rilanci un po’ l’immagine, anche se in fondo la fiera di Bologna va benissimo così com’è, o quasi. 
Da 4 anni sotto la cura di Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni, quest’anno nei padiglioni di piazza della Costituzione arriveranno oltre 220 gallerie: un vero e proprio record, come è stato rimarcato anche nella lunghissima conferenza stampa della scorsa settimana. 
E domani inizia il lungo week end, che si protrae in questo caso fino a lunedì, ultimo giorno di fiera, ormai un’eccezione che contraddistingue solo la kermesse bolognese, e vedremo quante migliaia di persone accoreranno tra gli stand, visto che nelle ultime edizioni i numeri hanno parlato ben chiaro: oltre 40mila visitatori lo scorso anno, con un trend in crescita del 12 per cento rispetto all’edizione 2014. 
A+B Gallery, particolare dello stand ad Arte Fiera 2015

Perché si va a Bologna? Perché si vende. Lo dice chiaro Dario Bonetta, della giovane A+B di Brescia, «Le vendite direi che sono effettivamente superiori, anche in base ai miei ricordi di assistente di galleria. Arte Fiera è l’occasione per incontrare chi ama l’arte contemporanea a livello italiano e che si sposta solo in queste occasioni. Un collezionismo che vuole essere presente e ben considerato, pur non avendo dei budget da fondazione».
Boccanera. Particolare dello stand ad Arte Fiera 2015

Della stessa campana Giorgia Lucchi Boccanera, dell’omonima galleria trentina, che rimarca: «Andiamo ad Arte Fiera per continuare ad avere una grande visibilità in Italia, raggiungendo e/o mantenendo vivo l’interesse del collezionismo e delle istituzioni pubbliche (musei e fondazioni) italiane, e perché si vende: ci sono appassionati e collezionisti che arrivano ad Arte Fiera proprio per acquistare la loro opera annuale». Un ottimo argomento per tornare a Bologna anche per Sara Zanin, della romana Z2O, che l’anno scorso si anche aggiudicata il premio Rotary Club Valle del Samoggia per la miglior istallazione, Planasia di Silvia Camporesi: «Il lato commerciale è un motivo importante essendo per le gallerie fondamentale continuare a finanziare e promuovere i propri artisti. Inoltre la fiera da l’opportunità di incontrare anche attraverso i comitati dei premi indetti dalla fiera curatori di livello internazionale».
Galleria Continua: da sinistra Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi, Maurizio Rigillo

Così, insomma, in barba a tutti i lustrini di Torino e Milano, questa aura un po’ understatement colpisce duro, anche se definirla una fiera “sottotono” non è certamente esatto. Ce lo dice anche Mario Cristiani, di Continua, a cui chiediamo perché una galleria di tale calibro, con sedi in mezzo mondo e una scuderia di nomi importantissimi, sceglie di andare ancora a Bologna. «Perché grazie alla sensibilità di Silvia Evangelisti è stata la prima che ci accolse, e rimane dunque nei nostri cuori; non dimentichiamo che, insieme a Basilea, è la più antica d’Europa e forse del mondo; è un patrimonio da non disperdere così clamorosamente, per tanto noi vi rimaniamo fedeli». Un motivo sentimentale, insomma, rimarcato anche da Alberto Peola, gallerista torinese che torna ad Arte Fiera anche quest’anno, con un solo show dell’artista Gioberto Noro allo stand 32. 
Ma c’è anche qualcos’altro che Bologna ha: un certo appeal geografico (in fondo siamo quasi al “centro” del Paese) e una scansione temporale favorevole: Miart è ancora abbastanza lontana, così come ormai è fuori dal giochi il clima di Artissima e per quanto riguarda le internazionali non c’è competizione, proprio per una differente composizione del parterre, qui prettamente italiano. Così al diavolo, in senso metaforico chiaramente, Fiac o Frieze, per non parlare di altre realtà come le varie Art Basel.  
Gioberto Noro, WHITE CROSS 2015, cm 104 x 152, stampa digitale a pigmenti su carta cotone

«Bologna ha una posizione così favorevole che Arte Fiera resta per molti collezionisti, soprattutto del Centro Sud, un appuntamento importante e comodo da raggiungere. I 40 anni della manifestazione hanno creato una consuetudine di frequentazione che si mantiene. È questo soprattutto il motivo che mi fa ritornare, l’occasione per poterli incontrare direttamente e mantenere con loro un rapporto personale», ci racconta Peola. Dello stesso avviso è Maurizio Caldirola, dell’omonima galleria monzese (nella foto sopra un’installazione di Paolo Grassino) e ideatore del no profit M.AR.CO: «La posizione di Bologna permette ai collezionisti di tutta Italia di raggiungere la fiera con facilità: è un aspetto da non sottovalutare, perché a Milano non è così. Per quel che mi riguarda sono sempre stato soddisfatto non solo delle vendite, ma anche dell’attenzione e affluenza di pubblico».
Promosso questo punto anche per Sara Zanin, che ci riporta un esempio concreto: «Sono diversi anni che partecipo ad Arte Fiera e qui ho avuto modo di conoscere alcune tra le più importanti realtà italiane per l’arte contemporanea come la Collezione Maramotti, che ha dato grosse opportunità anche a giovani artisti come Beatrice Pediconi nel realizzare progetti site specific presso i loro spazi».
Lo stand di Z2O Sara Zanin di Arte Fiera 2015, premiato dal Rotary Club Valle del Samoggia per l'installazione -Planasia- di Silvia Camporesi

Cosa migliorare? «La selezione delle gallerie che è troppo blanda – ci risponde Cristiani, che aggiunge – il collezionista non si muove tranquillo in una fiera dove c’è scarsa selezione, se a questo aggiungi le tasse e il clima di caccia alle streghe per chi supera una certa soglia di investimento capisci che c’è un “Problema fiera” che si somma al “Problema Paese”». 
Bonetta, invece, che nel 2014 aveva visto la sua artista Nazarena Poli Maramotti vincere il Premio Euromobil, ha anche un’altra idea: puntare su un riconoscimento in più per i giovani artisti, e anche per le gallerie «magari legato a mostre in musei o residenze, e l’invito a fondi/fondazioni private che premino la qualità complessiva della proposta dei giovani stand, che notoriamente non hanno margini che risolvono i costi della fiera facilmente». Divisi invece su un punto alcuni galleristi: Giorgia Lucchi Boccanera spiega che Arte Fiera potrebbe migliorare la qualità degli espositori presenti e puntare maggiormente sull’arte italiana, mentre per Caldirola e Zanin potrebbero migliorare le partecipazioni straniere, «cercando di attuare una politica estera più incisiva, in quanto la fiera ha sempre avuto le carte in regola per essere internazionale», ci dice il gallerista brianzolo, «C’è la tendenza ad attivarsi alla presenza di curatori e collezionisti stranieri, ma su questo sicuramente Arte Fiera può fare di più», risponde Zanin.
Su questi ultimi punti forse bisognerà aspettare che cambino i giochi nella direzione, e più in alto, le volontà di  Bologna Fiere (l’ente che gestisce la manifestazione) sulla kermesse. Intanto vedremo come andranno gli affari, l’affluenza di pubblico e, soprattutto, la soddisfazione dei partecipanti. Che poi, in fondo, è quel che permette la vita di una fiera. 

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