11 febbraio 2016

Il Grand Palais deve chiudere per restauro. E insieme al problema della raccolta di fondi scatta anche lo psicodramma per il futuro di Monumenta, Fiac e Paris Photo

 

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I milioni che servono per ristrutturare il Grand Palais di Parigi, costruito in occasione dell’Esposizione Universale del 1900, sono tanti: quasi 400 per la precisione. Il Ministero per la Cultura francese ne ha assicurati quasi 120, e la banca statale Caisse des Dépôts et Consignations altri 150. Per il resto si spera che il Premier Hollande metta il remake di uno degli spazi espositivi più belli del mondo nel calderone di Grand Paris, iniziativa di sviluppo urbano finanziato, in parte, dalle autorità governative locali e da privati. 
Il progetto, in teoria, partirà alla fine del 2019 e il tempo impiegato per rimettere a posto i 72mila metri quadrati di parterre, le gallerie della Navata, il Salon d’Honneur, sarà di almeno due anni anche se ancora, dalla somma, sono esclusi i fondi per il restauro dell’adiacente Palais de la Découverte. Molto, in realtà, si sbloccherà appena si saprà se Parigi ospiterà le Olimpiadi nel 2024 e, udite udite, la municipalità ha fatto sapere che, nel caso, il Grand Palais potrebbe essere convertito per ospitare eventi sportivi. 
Nel frattempo, però, scoppia lo psicodramma? Dove finirà Monumenta, l’equivalente francese alla Turbine Hall della Tate Modern? E Fiac? E Paris Photo? Un portavoce della fiera d’arte contemporanea pare abbia rifiutato di commentare, mentre per quest’anno Monumenta è salvissima: Huang Yong Ping occuperà il Palazzo dall’8 maggio.

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