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A Holstebro, in Danimarca, ci sono l’italiano Giuseppe L. Bonifati, l’ungherese Linda Sugataghy e il regista Alberto Martinez Guinaldo, dalla Spagna, che hanno architettato una campagna politica che non ha nulla da invidiare a programmi “ufficiali”.
Con la partecipazione inclusiva di scuole, associazioni locali, istituzioni culturali e artistiche, biblioteca, comune e chi più ne ha più ne metta, è nato il Kunstpartiet.
Bonifati e Sugataghy vivranno infatti da candidati a sindaco con i nomi di Jeppe e First Lady da questi giorni fino al giugno del prossimo anno, data del festival triennale “The Wild West”, per verificare come il partito della “bellezza dell’arte” possa in qualche modo rendersi attivo su un fronte spinoso come il governo di un paese, in una interazione artistica ed estetica tra i cittadini e il “primo” di essi con consorte.
Il loro dovere? Entreranno in contatto con la popolazione, e ogni due mesi si concentreranno su un dialogo specifico inerente a politica economica, istruzione, sanità, ambiente, lavori pubblici, per terminare tutto con una performance collettiva, sotto la guida di Guinaldo.
La motivazione, in realtà, è forse la parte meno interessante di questo utopico progetto, che potrebbe essere molto reale: si tratta di celebrare il 50esimo anniversario della politica culturale del comune danese, iniziata nel 1966 dal sindaco Kai K. Nielsen, che contribuì a portare in città l´Odin Teatret, il Museo d’Arte e la Scuola di Musica. Ma se oltre al raggiungimento della bellezza si scoprisse anche un nuovo potere dell’arte, in realtà già per alcuni piuttosto noto, nel cambiare il mondo?