15 febbraio 2016

READING ROOM

 
Il terzo occhio, tra Cogne e Courbet
di Alessandra Angelucci

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Il terzo occhio di Ivan D’Alberto, edito da Prime Vie, è una vera scoperta: un libro che non si pone al fruitore con la presunzione di voler necessariamente dimostrare qualcosa, ma piuttosto si offre come un album di esercizi che – come afferma lo stesso autore – «desidera introdurre il lettore in un territorio complesso e controverso e offrire spunti di riflessione». Il libro, corredato dalla prefazione di Michela Becchis e dalla postfazione di Franco Speroni, impatta con l’occhio dell’osservatore a partire dalla copertina – Tutti i particolari in cronaca di Angelo Colangelo – che introduce con immediatezza visiva al tema trattato: dall’omicidio di Avetrana a Profondo Rosso, dai plastici di Bruno Vespa alle installazioni di Angelo Colangelo
Il filo conduttore che unisce questi terribili fatti di cronaca alla storia di alcune opere d’arte esaminate da Ivan d’Alberto è dato dal punto di vista che lo stesso autore assume nello scrivere il suo saggio: uno studio che analizza l’azione del vedere attraverso la metodologia dei visual studies, ovvero quella cultura visuale affermatasi negli ambienti accademici americani e anglosassoni, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, e che va intesa come sistema delle relazioni tra eventi visivi. Un sistema nel quale il fruitore dell’immagine ricerca informazioni, significati o piacere per mezzo della mediazione della tecnologia visuale (pittura, televisione, computer). 
La copertina del libro
La verità che Ivan D’Alberto cerca di indagare, dunque, attiene al tipo di reazioni sociali che le immagini possono determinare nell’uomo, partendo da un assunto importante, fornito da John Mitchell, uno dei padri fondatori dei visual studies, in Picture Theory: «Essere spettatore può essere una questione altrettanto profonda delle varie forme di lettura e l’esperienza visiva potrebbe non essere completamente spiegabile sul modello della testualità». Quello che Ivan D’Alberto offre, attraverso l’indagine dell’uomo e delle sue reazioni alle opere letterarie, artistiche, cinematografiche, televisive è un approccio interdisciplinare che permette di arrivare ad una più profonda decodifica dell’immagine, che supera la tradizionale analisi testuale. Da Courbet a Delacroix, da Hippolyte Taine a Emile Zola, dal reality al talk show, senza escludere la cinematografia horror, l’autore consegna una grande verità: arrivare ad una conoscenza, ossia ad una lettura visiva che tenga conto – qualunque sia il terzo occhio (il quadro, l’obiettivo di una macchina fotografica, la telecamera, la tv o un computer) – non soltanto dell’oggetto osservato, ma anche dello spettatore e del suo bagaglio culturale che condiziona la decodifica dell’immagine. Un libro che scava anche nella dimensione più antropologica dell’atto visivo e che pone al centro questo importante interrogativo: perché tutto ciò che è oggettivamente ripugnante e che da sempre – per ragioni diverse – attrae l’uomo, è desiderato e voluto nel contesto televisivo ed è invece criticato nel mondo dell’arte? 
Perché dunque la Merda d’Artista di Piero Manzoni o Le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini vengono considerate di cattivo gusto, mentre la ricostruzione meticolosa in tv dell’omicidio di Cogne sembra non esserlo? Qual è la sottile oscillazione che si crea fra repulsione ed attrazione quando si parla di “abietto” nel mondo dell’arte? 
Il terzo occhio di Ivan D’Alberto non vuole darci risposte universali, ma ci aiuta di certo a capire: «Poiché l’abietto – come scrive Julia Kristeva – è in definitiva nient’altro che l’altra faccia di quel paradiso che abbiamo perduto quando siamo entrati nel mondo del sé e degli altri». 
Alessandra Angelucci
Il Terzo occhio 
Autore: Ivan D’Alberto
Editore: Prime Vie Edizioni
Anno di pubblicazione: 2016
€ 12,00

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