08 marzo 2016

La linea desiderante Laboratori Formentini, Milano

 

di

Qual è il denominatore comune tra uno dei blog più antichi d’Italia, datato addirittura 2001, la direzione editoriale di una delle case editrici più importanti nella scena nazionale, la conduzione di una radio, la critica teatrale, e la direzione artistica del festival letterario con il maggior numero di incontri e partecipanti in Italia? Un nome di quattro parole: Oliviero Ponte di Pino
Tutto inizia nel lontano 1977 quando il giovane Ponte di Pino, dopo aver finito gli studi alla Scuola Civica Paolo Grassi, va a lavorare nella bottega di Franco Quadri, allora critico teatrale sulle pagine di la Repubblica, già su quelle di Sipario e Panorama, e oggi considerato dai più maestro indiscusso della critica e dell’editoria teatrale. Impegnato su diversi fronti, Quadri ha rivoluzionato il modus operandi del fare critico: non più solo spettatore attento, ma anche individuo pronto a sporcarsi le mani per sostenere gli artisti in cui crede; organizzatore di festival e di rassegne. La creazione della casa editrice Ubulibri, nata nel 1977, è la conseguenza di questo atteggiamento, come ha scritto con autoironia lo stesso Quadri: 
“Il sottoscritto si trovò costretto ad aggiungere a un’attività primaria di critico quella di ‘finto editore’, esercitata (…) sia chiaro sempre e comunque da dilettante, part time e senza un briciolo dell’indispensabile managerialità, destinata peraltro a rimanere latitante nella strana azienda, dato che chiunque fosse chiamato a supplirvi, si sarebbe in breve lasciato immancabilmente travolgere dalle spire dell’ambizione creativa.” (Franco Quadri, Patalogo 20)
La Ubulibri era dunque una piccola casa editrice indipendente, nata con il desiderio di riempire il vuoto che la grande distribuzione lasciava tale e il 15 febbraio è stata inaugurata, nella nuova sede del Laboratorio Formentini per l’Editoria, nel centro storico di Milano, una mostra catalogo che espone il percorso della casa editrice, curata da Oliviero Ponte di Pino e Renata M. Molinari. La Linea desiderante, questo il titolo dell’esposizione tratto da una definizione del filosofo francese Jean-Paul Manganaro, vuole sottolineare l’attività di una casa editrice come la Ubulibri: da un lato riaffermare l’importanza della cultura dello spettacolo, che in Italia è stata molto trascurata. Dall’altro intervenire nel tessuto teatrale individuando e promuovendo linee di tendenza, valorizzando alcuni artisti (da Kantor a Pina Bausch, dai Magazzini alla Socìetas Raffaello Sanzio), ma anche proponendo testi e autori sia italiani sia stranieri a registi e compagnie. Qui si evince la forza di un direttore artistico, capace di saper mediare tra i ruoli, valicando la sottile linea che l’etica critica impone.
Vista della mostra, foto di Tiziano Chiesa
La Ubulibri ha avuto il compito e il vanto di aver fatto conoscere al pubblico italiano autori stranieri contemporanei, come Bernhard, Koltès, Müller e Spregelburd. Ma il vero punto di forza, il fiore all’occhiello che ha segnato la svolta è stata la redazione del Patalogo, il catalogo annuale delle arti, la raccolta di tutto quello che avveniva nei mondi del teatro del cinema della televisione e della lirica, un elenco delle opere affiancato da descrizioni, riflessioni e testi. Una mappa per offrire agli addetti ai lavori e agli spettatori appassionati le informazioni di base su quello che accadeva nel campo dello spettacolo. Una mappa che permetteva di analizzare il presente, individuando le linee di tendenza e le mode, e nel frattempo costruiva memoria e storia.
“Io la sognavo da tempo una pubblicazione che permettesse di dialogare tra loro alle più diverse forme di spettacolo, s’intende nei limiti del possibile, perché rispondeva a un interesse preciso di critico, quello delle associazioni e dei richiami che consentono di fissare le linee di tendenza in atto e analizzandole di trovare un senso a una creatività che, chiusa nei limiti dell’espressione teatrale, mi andava stretta, si marginalizzava, rischiava l’isolamento dalle cose.” (Franco Quadri)
Oliviero Ponte di Pino, che del Patalogo è stato coautore per molti anni, ci descrive l’annuario come un anticipatore del web e racconta di come forse oggi sarebbe utile una sorta di mappa delle arti, non solo teatrali, per orientarsi nelle tendenze del momento, per cogliere il filo conduttore della nostra epoca:
” […] Una mappa di quello che sta accadendo nelle varie arti mi sembrerebbe molto utile, ma non so come si potrebbe realizzare. Da un lato sono necessari grandi investimenti (e già il Patalogo sopravviveva grazie alla generosità di Quadri), dall’altro si rischia l’effetto wikipedia, un grande contenitore che è sempre più difficile aggiornare, in cui le scale di valore tendono ad appiattirsi, in cui è molto difficile individuare le tendenze. Ma forse una alleanza tra chi lavora in rete (siti, blogger, crowdsourcing, gli operatori e le loro associazioni, le università e gli enti pubblici) potrebbe mettere a punto uno strumento innovativo”
E proprio la costante ricerca di un filo conduttore ha spinto Ponte di Pino a pensare alla mostra Mappe per la mente sul tema della complessità, che inaugurerà a giugno sempre al Laboratorio Formentini per l’Editori.
“Vorrei mostrare una collezione di mostruosità intellettuali: un Lexicon dove interpreto le tendenze del teatro degli anni Settanta, una piccola mappa del postmoderno, il Metapatalogo (ovvero l’indice del Patalogo), una delirante “Macchina filosofica mondiale”, la piccola enciclopedia “Alcune cose che si possono fare con  i libri nel XXI secolo”, la storia di internet attraverso ateatro.it (il sito che ho fondato nel 2001), i wall con i post-it dove con Elena Puccinelli compongo il palinsesto di Bookcity… Sono il frutto di esperienze che ho spesso realizzato in collaborazione con altri amici, e che cercano il difficile equilibrio tra complessità e semplicità.”
Una mostra dunque dove per la prima volta si sono messe in luce le mille sfaccettature di una personalità eclettica, spesso nascosta dietro i grandi nomi che rappresenta.
Giulia Alonzo
La linea desiderante
Laboratori Formentini, 
Via Marco Formentini 10, Milano
Info: formentini@laboratorioformentini.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui