25 marzo 2016

Fino al 26.III.2016 Lorenzo Scotto di Luzio, Basteln T293, Roma

 

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In un periodo storico in cui l’apparenza si conferma predominante rispetto ai contenuti e l’unica legge da seguire sembra essere quella dell’onnipresenza a tutti i costi, il nuovo progetto di Lorenzo Scotto di Luzio è perfettamente in linea con le immagini che la realtà di tutti i giorni produce agli occhi della società. Quest’instancabile volontà di auto rappresentazione, che si declina nella impazzante moda del selfie in ogni dove – per il famoso ‘che se ne parli male purché se ne parli’ – nasconde in realtà un profondo senso di ansia e di implacabile inadeguatezza nei confronti del mondo. Questo è ciò che – in modo puntuale e irriverente – l’artista restituisce nei grandi volti dalle forme geometriche che assomigliano ai collage che si facevano da bambini alle scuole elementari. Il bricolage messo in piedi da Scotto di Luzio – da cui il titolo “Basteln”, fare del bricolage per l’appunto – è un taglia e cuci di insicurezze che costruiscono volti artefatti e – anche nei loro larghi sorrisi – imperfetti e forzati. 
Così il grande limone dai denti bianchi o il kiwi con scintillanti occhi rosa altro non sono che un’interpretazione parodistica di quei frammenti che costituiscono la società odierna, nella quale i valori vengono fatti a pezzi e ricostruiti sotto nuove sembianze, in cui si prova a non guardare in faccia la realtà postando un ritratto sorridente su un qualsivoglia social network. Una realtà in cui le miriadi di rappresentazioni degli individui si mescolano fra loro, restituendo delle identità inesistenti e destinate alla pura spettacolarizzazione. Spettacolarizzazione che finisce per pervadere anche gli stessi fatti di cronaca, ormai alla bocca di tutti in un processo di coinvolgimento ossessivo che va ben oltre il semplice diritto di informazione pubblica. 
Lorenzo Scotto di Luzio, Basteln, Installation view at T293 Photo credit: Roberto Apa
Ecco allora che gli atti di un processo divengono di dominio comune, o un’esecuzione può essere vista in diretta – come quella replicata dall’artista in Stick Man Kills Stick Man in cui boia e condannato sono ricostruiti con barre in alluminio e palloni da basket. O ancora, come nel caso di un teschio piantato in un vaso, che ondeggia come i girasoli di plastica che si muovono con l’energia solare, che nella sua apparente frivolezza è un patinato simbolo di morte, come a voler sottolineare che anche la morte può confondersi – fino a nascondersi? – nel grande calderone della celebrità. Senso dell’effimero che, in qualche modo, caratterizza anche lo stesso sistema dell’arte contemporanea, specchio di una parte della società stessa, in cui la soggettività prende il posto dell’oggettività e una pluralità di soggettività stesse impera nel tentativo disperato di sfuggire al fallimento umano, sempre dietro l’angolo. In questa moderna Fiera delle Vanità, tra pulsioni sensuali e ansie permanenti, Lorenzo Scotto di Luzio ricuce un quadro ironicamente molto fedele alla realtà, così impegnata nel tentativo di non squagliare via continuamente piccole gocce di vita.   
Fa da cornice il nuovo spazio che la galleria ha inaugurato proprio con questa personale in via di Ripense a Trastevere, negli ambienti di un un’ex autorimessa, una grande vetrina che si promette essere un nuovo punto di incontro a cavallo tra i mondi della vicina zona di Testaccio e Ostiense, a pochi metri dalla chiesa di Sant’Andrea de Schaphis (recentemente presa in gestione dalla Gavin Brown’s Enterprise) e ad un ponte di distanza dal cuore del corpus di gallerie che costellano il centro di Roma. 
Che sia finalmente arrivato il momento di fare rete? Le premesse sono certamente quelle giuste.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 27 febbraio 2016
Dal 16 febbraio al 26 marzo 2016
Lorenzo Scotto di Luzio, Basteln
T293
Via Ripense 6, Roma
Orari: martedì – sabato 14.00 – 19.00 e su appuntamento

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