12 giugno 2002

Fino al 21.VII.2002 Roberto Barni – Movimenti bisbetici Firenze, Galleria Poggiali e Forconi

 
«La prima cosa importante per un artista è affermare se stesso e il proprio tempo, non solo raccontandolo, ma dandone un giudizio…» Così Roberto Barni nella conferenza stampa di presentazione alla sua personale in corso a Firenze…

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Per quelle strane congiunture astrali che governano le umane esistenze, il pistoiese di nascita, ma fiorentino di adozione, Roberto Barni, torna alla sua città dopo nove anni di inspiegabile esilio. E vi torna su più fronti, relegato nella rassegna Continuità alla sola sede di Palazzo Strozzi (produzione anni Sessanta, sezione Nuova astrazione e declinazione pop che la dice lunga sul cammino percorso, e ignorato, fino ai giorni nostri), ma occhieggiante e ben presente su muri, Roberto Barni, Mezzanottemezzogiorno Legno, pittura e cartonage su telagiornali, cartelloni con il suo manifesto per il Sessantacinquesimo Maggio Musicale Fiorentino. E finalmente, merito della Galleria Poggiali e Forconi, giunge la personale che mancava da anni, cinquanta opere, fra cui due sculture in bronzo, e quadri in tecniche varie, compresi i recenti cartonage in carta di giornale e legno. Un’ esposizione “gemellata” con la grande mostra inaugurata una settimana dopo a Ludwigsburg, in Germania: Ironie und Melancholie Oltralpe, Movimenti bisbetici in riva all’Arno e la curatrice Agnes Kohlmeyer a fare da ponte.
Figlio di Metafisica e Surrealismo; questo ci indica tanta critica per l’arte di Barni, con definizione parziale e riduttiva. Perché in questa eterna metafora dell’esistenza, con il pedone eletto a protagonista assoluto, wanderer dell’animo, si scorge un cammino lungo l’arte di secoli senza soluzione di continuità. In una delle opere più significative in mostra, Mezzanottemezzogiorno, una grande tela in legno, pittura e cartonage, ci viene incontro un personaggio sbucato dalla tradizione letteraria dei Lazarillo de Tormes e dei Don Chisciotte, a congiungere con un’ampia falcata il suo seicentesco, sfumato, bucolico sfondo alla valle policroma di moderni rifiuti che lo aspetta in primo piano, solcata da rossi ometti condannati a un cammino coatto.
La personale iconografia di vocaboli visivi mutuati da tanta stratificazione culturale (ci troviamo infatti di fronte a un’arte profondamente colta), ci evoca quasi il ricordo di certi manuali iconologici cinquecenteschi, dove simboli assiri o egizi, suggestioni greche e bizzarrie manieriste coesistono a creare un mondo “altro”. Ma in Barni l’essenzialità dello stile arriva a depurare e ad appropriarsi dell’icona in un linguaggio autosufficiente e Roberto Barni, Opera n.26 cartonage, cm 105 x 85 x 11; 2001raffinato, dove la compiuta, dolente poetica ci narra la storia di instancabili, ma stanchi viandanti, e l’assoluta relativizzazione prospettica scardina i confini della composizione. Così l’artista ci fa sempre capire che si tratta di un frammento, una piccola porzione, che “al di là” c’è altrettanto e molto di più («Io sto lavorando seriamente alla creazione dell’ubiquità», ci dice Barni; noi speriamo sinceramente che faccia presto e ce ne metta a parte), e ci indica prepotente che il significante non è la meta, ma l’atto stesso del viaggiare, ovvero il nostro esistere.

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Sito ufficiale della Galleria Poggiali e Forconi

Valeria Ronzani


18 maggio – 21 luglio 2002
Firenze, Galleria Poggiali e Forconi, via della Scala 35 a
Orario: 9.30-13 / 15-19.30 Chiusa la domenica
Ingresso libero
Per informazioni: 055-287748 – Fax 055-279406
e-mail: poggialiforconi@tiscalinet.it
Catalogo: Firenze, Poggiali e Forconi, 2002 € 20.00


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