15 aprile 2016

Fino al 29.IV.2016 Francesco Pedrini, Nebula Galleria Milano, Milano

 

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Il 10 marzo ha inaugurato Nebula, la personale di Francesco Pedrini – Bergamo, classe 1973 – presso la Galleria Milano di via Turati. Il palazzo storico accoglie i suoi lavori, dedicandogli l’area principale dal soffitto affrescato e una piccola stanza a fianco. L’artista espone qui dei lavori in serie, divisi in gruppi da tre: Nebulae (grafite, carboncino, pigmenti su carta giapponese Kozo, 2015-2016); Tornado (grafite, carboncino, pigmenti su carta giapponese Kozo, 2016); Ascolto (stampa su pura cellulosa, 2016); infine, Laser (diapositive con proiettore anni ‘50 mono slide, 2016) esposte nella sala adiacente all’ingresso. Questo corpus di nuove opere verte su un tema principale, dal sapore ancestrale, ossia lo sguardo dell’uomo al cospetto del cielo e, quindi, verso l’infinito, l’irraggiungibile, lo sconosciuto. Anche il titolo lo ricorda: Nebula, non richiama forse qualcosa d’impalpabile, quasi inafferrabile? Nebula, nebbia, nuvola, nebulosa. Documentandoci scopriamo che una Nebulosa (dal latino nebula, nuvola) è un agglomerato interstellare di polvere, idrogeno e plasma. Originariamente il termine nebulosa veniva impiegato per indicare un qualsiasi oggetto astronomico di grandi dimensioni di natura non stellare né planetaria né cometaria, quindi comprendeva anche quelle che oggi sono note come galassie. 
Cosa ancora più interessante è scoprire che alcune nebulose ospitano al loro interno fenomeni di formazione stellare, come le nubi molecolari, le nebulose oscure e le regioni H II, altre invece, come le nebulose a riflessione, brillano della luce emessa da una stella che transita al loro interno, come NGC 1435 che circonda la stella Merope delle Pleiadi. 
Francesco Pedrini, Nebulae #1, grafite, carboncino, pigmenti su carta giapponese Kozo, 2015-2016
Altre ancora si originano a seguito della morte di una stella, come le nebulose planetarie o i resti di supernova. Questo fenomeno interstellare abbraccia molte riflessioni sul continuo mutare e sul principio della rinascita perpetua della vita. Pedrini, affascinato da tutto questo, riporta nel suo lavoro di precisione assoluta un’impronta perfettamente combaciante in negativo delle immagini fotografiche della NASA, raffiguranti delle nebulose reali. Questo passaggio risponde a un desiderio – e al contempo a una sorta di necessità collettiva – di tornare all’origine del tutto, senza poterci riuscire. Un’empasse combattuto con la ricreazione su carta di segni millimetrici dei fenomeni naturali studiati, che comprende anche la serie sui tornado, analizzati tramite fonti fotografiche tratte da dei siti specifici. Il negativo dell’immagine fotografica e scientifica di questo soggetto – tanto illusoriamente innocuo poiché fatto di aria e polvere, quanto letale – avvolge e trascina in una visione capovolta e al contempo profondamente realistica. 
Un altro tipo di approccio utilizzato dall’artista per entrare – letteralmente – in contatto con la natura è quello utilizzato recentemente negli Ascolti, tre fotografie – Ascolto#1, Ascolto#2, Ascolto#3 – in cui utilizza e “indossa” un Sound Locator, il primordiale radar costruito tra fine Ottocento e metà Novecento, per udire suoni provenienti dal cielo; durante la Prima Guerra Mondiale furono usati per stanare l’arrivo del nemico su dirigibili e aeroplani. Lo strumento, qui ricostruito, assomigliante a una vera e propria tela pittorica bianca, copre completamente gli occhi, impedendo alcuna visuale e permettendo di focalizzarsi sull’uso dell’udito. Pedrini è raffigurato mentre lo indossa, negando a se stesso e ai fruitori il proprio sguardo, per stare in ascolto all’interno di tre luoghi completamente diversi, tre paesaggi isolati che ci ricordano un romantico approccio di stupore da parte dell’artista di fronte all’immensità della natura. Un elogio al sublime dal sapore kantiano, che verte il dito verso l’essere in potenza, in cui soggiace quella forza esplosiva dal potenziale creativo. 
Micol Balaban
mostra visitata il 10 marzo
Dak 10 marzo al 29 aprile 2016
Francesco Pedrini, Nebula
Galleria Milano
Via Turati 14, Milano

Orari: dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 20:00

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