23 aprile 2016

Finissage Bertille Bak, Radice The Gallery Apart, Roma

 

di

The Gallery Apart non smentisce la sua identità di galleria di ricerca. Presentando questa volta l’artista francese Bertille Bak (Arres, 1983) con Radice, la sua prima personale in Italia.
I lavori in mostra come tessere di un puzzle ricostruiscono l’attitudine alla pratica relazionale dell’artista e contribuiscono ad offrire, in galleria, un’immagine solida e unitaria della sua produzione e del suo modus operandi.
Lo stesso titolo della mostra “radice” rafforza tale concetto, perché ogni progetto di Bertille Bak nasce in seno ad un radicamento in un luogo e soprattutto all’interno di una comunità. Integrandosi e riuscendo a stabilire dei legami forti in essa, Bertille Bak è capace di coglierne la dimensione quotidiana, quindi valutarne il contesto culturale e sociale al fine, poi, di coinvolgere le stesse persone nella realizzazione delle opere, tramite forme di azione e partecipazione collettiva. Gli interventi diventano testimonianze tangibili dell’avvenuto incontro. Radicamento quindi, ma anche ramificazione. Altra caratteristica biologica propria delle radici, ossia, la capacità capillare che esse hanno di ramificarsi ed estendersi che, nei lavori della Bak si traduce nella capacità di creare una relazione che genera relazioni, sviluppa integrazione e crea condivisione di esperienze.
Bartille Bak, Radice,installation view (basement), photo by Giorgio Benni
Il primo progetto, risalente al 2007, funge da perno centrale per l’intera esposizione.
Realizzato nel villaggio minerario di Barlin, luogo ben noto all’artista, a cui è legata affettivamente e lavorativamente, (qui vissero e lavorarono i suoi nonni e per alcuni anni vi impiantò il suo studio) e che rappresenta per l’artista un esempio di patrimonio umano, alto e significativo, simbolo del legame tra persone e contesti. La storia di questo villaggio racconta l’importanza della condivisione come motore del cambiamento. La comunità di Barlin, un tempo auto-sufficiente e vivace, in questi ultimi anni ha subito come tante altre piccole realtà locali, il rischio di estinguersi per colpa della crisi economica o dell’arroganza della speculazione edilizia. 
Nel video, T’ as de beaux vieux, tu sais…, l’esperienza estetica crea coesione, dà voce alla comunità e contribuisce, attraverso la genuina qualità delle relazioni e della rete di supporto sociale, in esso presentata, a sottolineare il sentimento del sentire partecipato, attraverso il quale riscoprire il senso di comunità, utile per sostenere il peso delle trasformazioni che hanno mortificato il territorio.
Stesso discorso vale per l’altro video Faire le mur, in cui, in modo ironico, si esemplifica la capacità del gruppo di affrontare situazioni critiche.
L’aspetto però più interessante dell’intera esposizione al di là dei singoli lavori è la grande capacità dell’artista francese di produrre, tramandando la conoscenza degli usi e costumi delle realtà locali e mettendo in atto strategie di resistenza, una sorta di connessione emotiva che investe lo stesso spettatore facendolo sentire partecipe della costruzione della propria coscienza critica.
Non a torto Bertille Bak definisce le sue opere come espressione di un processo aperto, una “rivolta alternativa”. Di fatto, oltre ad una forte connotazione sociale, l’arte della Bak costituisce un vero e proprio intervento critico-costruttivo, un contributo immateriale, un valore aggiunto dell’Arte atto alla creazione del senso di unità e dello spirito di comunità.
Marta Leteo
mostra visitata l’8 aprile  
Bertille Bak, Radice
The Gallery Apart
Via Francesco Negri 43, Roma
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 15 alle 19 e su appuntamento 
http://www.thegalleryapart.it/index.htm

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