28 aprile 2016

“Par tibi, Roma, nihil”, ovvero tutti al Palatino e in altri dieci luoghi della Capitale, per riprendersi la città con la cultura. Grazie a Romaeuropa, Nomas, Mibact e Soprintendenza

 

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C’è una sottile linea gialla che percorre il perimetro delle mura dello stadio di Domiziano. 
È il segno del marcapiano antico ed è anche la traccia più evidente di come questo grandioso edificio è stato costruito: in grande economia, da file di schiavi sfruttati dall’imperatore. Si sa è Roma antica. Ma neppure troppo se a guardiani di uno spazio così suggestivo, adesso ad accompagnare la lunga serie di eventi  in programma che in estate andranno ad accendere questo luogo come spento da secoli, saranno ancora dei volontari! 
Non archeologi e storici dell’arte racconteranno la memoria di queste pietre ma studenti. Ma di là dalla polemica quello che si inaugura il 23 giugno è davvero un monumento parlante che racconta la nostra storia. Buren, Attia e Xhafa (arte), Baricco, Solarino (teatro), De Luca, Vascellari (performance) Curran, e il Santa Cecilia (musica): ecco schierati alcuni nomi dei nuovi “imperatori” che animeranno queste rovine come un tempo facevano non i gladiatori, che qui non ci sono mai entrati (i giochi erano già stati proibiti) ma con ogni probabilità  tutti quei personaggi che ruotavano intorno al Palazzo Imperiale. 
Era un viridarium o forse un ippodromo, comunque un vero e proprio luogo di passeggio e non fu mai uno stadio questo luogo che domina ancora tutta Roma e dove è fissata  la sua origine più antica.  E cosa di meglio si poteva offrire ai romani assetati di bellezza, se non decine di eventi e spettacoli che dal teatro passano alle istallazioni e performance contemporanee tornando all’antico con la musica? 
E infatti tra queste arcate ma non solo, il progetto “Par tibi, Roma, nihil” fortemente voluto da Romaeuropa, dalla Fondazione Nomas, e dal Ministero e dalla Soprintendenza archeologica, interseca diverse arti e discipline e investe ben 11 luoghi di Roma. Oltre alle volte severiane, al Colosseo, al laghetto di Villa Borghese, Villa Farnesina e Medici, la Domus Augustana inferiore, verranno contemplati anche alcuni spazi ancora “spenti”  come la Crypta Balbi e Palazzo Altemps. 
Lo scopo è ripopolare questi percorsi e rimettere in piedi quelle colonne in rovina che sono la nostra cultura, la Storia, la musica, il teatro. Il luogo per eccellenza però sarà il Palatino. Uno dei 7 colli di Roma che vide nascere la cultura dei palazzi, i centri del potere imperiale tardo antico. E l’uso che si è fatto del potere è anche quello tragico. Se è vero come è vero che proprio qui lungo i suoi 160 metri le mura di Domiziano hanno visto il corpo di San Sebastiano trafitto da mille frecce. Un luogo dunque di memoria che parla e trasuda sofferenza e splendore. Ma che vibra e che lontanamente ricorda la forma di una grande viola come suggerisce Baricco che qui dal 4 al 9 luglio snocciolerà come solo lui può fare, la storia dimenticata di Palamede. 
Ed ecco che il progetto prende senso: ascoltare i luoghi, far suonare la Storia, stando lontano dai libri, dal ruolo di “bigliettai” come afferma Francesco Prosperetti, via dalla Roma mordi e fuggi dei turisti. Una Roma da amare. Unica che non ha pari. Par tibi Roma, nihil. (Anna de Fazio Siciliano)

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