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Brasiliano, classe 1928, Paulo Mendes da Rocha dagli anni ’40 vive a San Paolo, dove ha studiato alla Mackenzie Architecture School. La sua carriera decolla nel 1968, con la vittoria della gara nazionale per la costruzione del padiglione brasiliano all’Osaka Expo ’70, e da lì in poi per l’architetto razionalista, i premi sono stati a pioggia: dal Mies Van der Rohe Foundation Prize per il suo progetto della Pinacoteca di São Paulo, al Pritzker nel 2006, dove aver rappresentato il Brasile alla Biennale di Venezia del 2000.
E ora, da Venezia, un Leone d’Oro alla Carriera quasi “obbligato”: “la straordinaria qualità dell’architettura di Paulo Mendes da Rocha, risiede nella durevolezza. A molti decenni dalla loro costruzione tutti i suoi progetti resistono alla prova del tempo, sia dal punto di vista stilistico che fisico. Questa coerenza, che può derivare dalla sua integrità ideologica e dalle sue capacità in campo strutturale, fa dell’architetto un provocatore anticonformista e allo stesso tempo un appassionato realista. I suoi campi di interesse vanno al di là dell’architettura in ambiti politici, sociali, geografici, storici e tecnici. Il ruolo che egli ha giocato per molte generazioni di architetti in Brasile, in America Latina e in ogni altro luogo è quello di una persona capace di unirsi a imprese condivise e collettive, e anche di attrarre gli altri a combattere per la causa del miglioramento dell’ambiente edificato”, è stata la motivazione della giuria, presieduta da Paolo Baratta. Insomma, un architetto anticipatore, anche di quel “Reporting from the front” che sia apre il prossimo 25 maggio.
Il riconoscimento a Paulo Mendes da Rocha sarà consegnato, invece, sabato 28 a Ca’ Giustinian.
In home page: Paulo Mendes da Rocha, foto di Lito Mendes da Rocha
Sopra: Pinacoteca di San Paolo