10 maggio 2016

Fino al 12.VI.2016 Stefano Cagol. Works 1995-2015 Galleria Civica, Trento

 

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Due cose spiccano nella personale di Stefano Cagol (1969) alla Galleria Civica di Trento: l’andatura dell’esposizione che apre il privato dell’artista alla pratica visiva dello spettatore e una certa sonorità, percepibile nel ritmo che scorre fra le immagini. 
La mostra inizia al piano inferiore della galleria con lavori che partono dalla metà degli anni Novanta, dove ininterrotte distorsioni della prospettiva si esercitano sotto i nostri occhi per scomporre la certezza di un’unica visione. 
In questa parte, l’artista ci connette alla pratica costante dello sdoppiamento e ci permette di fluttuare nell’andamento di figure che escono dal frame (frammento) di un video, sospese in un punto specifico sul fluire del loro normale svolgimento.
Faremo l’esperienza di una manovra che si sgancia dall’unicità di un unico luogo di osservazione; vedremo le immagini sezionarsi, duplicarsi e specchiarsi diventando – nel loro doppio – alterità. Succederà di riconoscere simboli, icone e grandi città che, disgiunti dalla loro ordinaria esposizione, evocheranno il profilo di altre identità.
Opere come Atompilz, 2000, Stars Ship, 2003, Stars & Stripes. Redouble, 2013 o The Mystical Rose, 2006, sono l’assetto per una seconda costruzione della realtà. Comparendo già –ormai- come visioni mutate saranno l’indice per un’impulsiva trasformazione dello sguardo.
Stefano Cagol, The end of the border (of the mind), 2013
C’è un’altra cosa evidente in questa mostra: fra le opere si scorge il manifesto di un’indagine continua che si racconta nel censimento di imprese solitarie e nei segni di un pellegrinaggio persistente. Che si tratti di provocazioni o stimoli queste azioni sono vagliate nella direzione di un trasloco dei confini. L’artista trova e sposta il perimetro dei limiti più disparati installando al loro interno tracce visive che hanno il compito di esplorare la dimensione di circostanze sociali, la confusione collettiva e il silenzio incolto dei luoghi sperduti. Le opere diventano lo strumento principale della ricerca che serve poi come metodo di sovversione. 
Evoke Provoke (the border), 2011, è in questa carovana. Si tratta di un video che, di fatto, potrebbe essere una performance; un lavoro eseguito in mezzo al gelo Artico che rintraccia le delimitazioni di una presenza e di uno spazio, cercando un ragguaglio fra la comunicazione e il paesaggio.
Si potrebbe così continuare a parlare di margini e mobilità, per questo The end of the border (of the mind), 2013, è l’ultima opera in mostra e non la prima. Quest’opera (questo progetto, essendo parte di una serie) è il segno di ciò che nella mostra ci solleciterà continuamente. Il fascio di luce che Stefano Cagol porta in giro per il Nord sembra voler essere un’abile risposta fisica alla transenna del pensiero, la proposta di uno sprigionamento di energia e il sollecito, il richiamo, di una reazione.
È possibile che nell’esperienza dello spostamento si intuisca il senso della presenza e che esso sia pronto a farsi vivo lungo il transito accogliendo ogni nuovo passaggio.
 
Cinzia Pistoia
mostra visitata il 24 marzo
Dal 25 marzo al 12 giugno 2016
Stefano Cagol. Works 1995-2015
Civica Trento, Via Belenzani 44, 38122 Trento
A cura di Margherita de Pilati e Denis Isaia
Orari: da martedì a domenica 10.00-13.00/ 14.00-18.00  
Info: Tel. +39 0461 985511 www.mart.trento.it/galleriacivica 

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