19 maggio 2016

La fiera dei sogni

 

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Non definitela una fiera online. Dream fair è l’alternativa alle fiere più classiche, un modo per vendere in controtendenza con il modello di Art Basel o Frieze, ma che ne sfrutta la potenza comunicativa. Rebecca May Marston e Barnie Page della galleria di Londra Limoncello Gallery dopo qualche noiosa giornata nel loro stand in occasione di fiere molto promettenti sulla carta, ma che in realtà non permettevano loro nemmeno di ripagare le spese affrontate, hanno deciso di cambiare le carte in tavola. La prima mossa è stata smettere di frequentare le fiere, hanno poi iniziato a mandare ai loro collezionisti una lista di opere disponibili in contemporanea con l’inizio di una fiera, come se fossero li veramente. In poco tempo si accorsero di aver venduto delle opere senza il bisogno di affittare uno stand, trasportare le opere, pagarsi il volo e l’alloggio, in pratica senza spendere un soldo. 
Questa idea si è trasformata poi in Dream fair, una fiera da sogno per collezionisti e galleristi in cui le uniche spese sono quelle per la connessione e della spedizione. 
Sul sito di Dream, che viene lanciato la mattina dell’opening della fiera concorrente, ad ogni galleria è data una pagina a cui si può accedere attraverso la home page e su cui l’utente trova le opere in mostra nello stand virtuale. Una fiera che ha preso il via lo scorso anno in concorrenza con Art Basel Hong Kong, e in quella occasione, secondo le dichiarazioni delle due ideatrici, ha incassato di più di Art Cologne e Miart messe insieme. Da tempo per le piccole gallerie partecipare alle fiere nella vita reale era una scommessa troppo rischiosa, ed ecco apparire questa piccola fiera, che dopo aver lanciato la sua edizione di New York durante Frieze, si prepara alle due prossime edizioni, quella di Basilea a giugno e quella a Londra ad ottobre. Aspettiamo lista dei partecipanti e incassi. (Roberta Pucci)

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