23 maggio 2016

Una “quarta vetrina” d’arte, e società. Alla Libreria delle Donne di Milano un appuntamento collettivo, per ripercorrere il progetto espositivo e 40 anni di attività

 

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Nel 2001 era stata inventata dall’artista e scrittore Corrado Levi la “Quarta Vetrina”, alla Libreria delle Donne di Milano: letteralmente la vetrina su strada della Libreria diventava luogo dell’arte.
Non solo: oltre allo spazio dell’arte si metteva in luce anche un aspetto relazionale, insito nella storia dello spazio, che lo scorso novembre ha compiuto 40 anni di vita e attività. E quale poteva essere il modo migliore per festeggiare se non riprendere la vocazione di rimettere in scena una vetrina d’arte? Il progetto, oggi curato da Francesca Pasini, ha visto susseguirsi le Cariatidi di Marta Dell’Angelo (foto sopra), una selva di braccia femminili che si alzavano verso il cielo come a reggere un architrave, anche se nella realtà non si sosteneva nulla «Queste cariatidi hanno lo slancio delle braccia verso l’alto, uno sforzo verso un’idea di libertà», ricorda Pasini. 
Via via, in questi mesi, si sono avvicendate diverse artiste, come Elisabetta di Maggio, Elena AsmarAlice Catteneo, Concetta Modica e oggi in scena troverete La rivoluzione lentissima, di Margherita Morgantin, un’immagine (se la osserverete dall’esterno) che riflette su come, nonostante la società ci possa venire addosso con le sue imposizioni possiamo attraverso piccoli gesti, spesso contenuti proprio in questa dimensione giornaliera, contribuire a cambiare, lentamente, un processo sociale spesso quasi schiavista, o quantomeno omologatorio. 
E oltre agli incontri con le singole artiste e la curatrice in programma durante l’inaugurazione di ogni mostra, in questi mesi è anche stata prodotta una stampa dell’opera della quarta vetrina in dieci copie.
Per questo, mercoledì, si fa il punto della situazione. Tutte le artiste che hanno partecipato al progetto “La quarta vetrina”, e non solo, coordinate da Francesca Pasini, si ri-presenteranno il 25 maggio, dalle 18.30, per discutere di come la libertà dell’arte influisce sulla libertà di donne e uomini, e per continuare l’interrogativo posto anche da Lea Vergine, che non 1975 per la Libreria curò un “portfolio” di nove mostre di altrettante artiste, e che parlava di una marginalità (in quel caso dell’universo femminile, ma che insita in tutte le fasce deboli) che trovava forza e senso nella ribellione. Le cose sono cambiate, e oggi «Non c’è più l’energia politica collettiva – spiega Pasini – ma alla Libreria della Donne c’è il supporto culturale per creare riflessioni e questo aiuta anche nell’interpretazione dell’arte». Dulcis in fundo i prossimi appuntamenti saranno con le vetrine di Eugenia Vanni (13 giugno) e Maria Papadimitriou (13 luglio).

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