24 maggio 2016

Fino al 15.VI.2016 Marko Tadic, Imagine a moving image Laura Bulian gallery, Milano

 

di

Le cose che produciamo dipendono da come le abbiamo rappresentate, mostrate attraverso fotografie, cinema, mostre, cartoline, diapositive, ecc, questi e altri strumenti della visione, trasformati da Marko Tadic (Sisak, 1979, Croazia) in video animazioni, macchine espositive, piccoli “teatrini” di proiezione, maquette sceniche in dispositivi cross-media per indagare il rapporto tra immagini statiche e animate, attraverso collage e disegni che rielaborano in maniera originale e non retorica il patrimonio  della cultura progettuale modernista. L’artista croato che vive e lavora a Zagabria espone per la prima volta in Italia nella nuova galleria di Laura Bulian, incastonata nei vicini Frigoriferi Milanesi (via Piranesi 10), centro di arte contemporanea aperto al collezionismo, inaugurato in occasione del Miart. La mostra personale dal titolo significativo “Image a moving image”, a cura di Marco Scotini, con testo critico di Ana Devic (Membro di What, how and for whom /WHW) raccoglie una serie di lavori (2012-2016) che documentano la sua ricerca dentro e fuori la storia, attingendo dal socialismo in Jugoslavia senza nostalgia  o critica. L’ obiettivo è di decostruire e ricostruire nuovi codici visivi, elementi formali che ruotano intorno alla progettazione, alle idee costruttiviste in materia di abitazione, scienza, vita quotidiana, indissolubilmente legate alle modalità di esposizione, con soluzioni formali, in cui il passato è una fonte di sperimentazioni di nuovi alfabeti visivi. 
Marko Tadic, Imagine a moving image, exhibition view, courtesy Laura Bulian gallery
E, se Marcel Duchamp inventa la Boite en-valise (1935-1941), scatola di opere dell’artista da viaggio, Tadic inscena gallerie “tascabili”, modelli in cui si smontano e rimontano frammenti del modernismo socialista, immagini e concetti dell’identità locale della sua eredità culturale in chiave poetica, giocosa e innocente. Conquista il suo ritmo compositivo pittorico che prevale sull’aspetto tecnico-concettuale, come dimostra la video –animazione We used to call it: Moon (2011/2012): un mix di collage e oggetti utilizzati come sfondo per una stop-animation, ipnotizzante, riesumando diversi classici della letteratura fantascientifica come L’invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares e Dalla Terra alla Luna di Jules Verne, in cui la luna si presenta come pianeta del possibile, che potrebbe determinare il nostro futuro, e molto dipende da come la trasmette o omette dall’immaginario collettivo. Le animazioni di Tadic conservano un certo non so che di presunta innocenza, in cui la tecnica dello stop-motion assurge a strumento del sofisticato processo di rielaborazione delle immagini per tradurre in un alfabeto visivo emozionale una ricerca rigorosa sul piano concettuale che rielabora la sua tradizione culturale. Incanta la sua capacità cromatica, stupiscono gli effetti cinetici che rielaborano processi intorno alla genesi dell’immagine, configurazioni plastiche, impalcature della visione organizzate, frammentate e unificate concepite come dispositivi che sondano le possibilità del movimento in una simultaneità di avvenimenti da vedere più che da raccontare, d’immaginabile poeticità. 
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 7 aprile 
Dal 7 aprile al 15 giugno 2016
Marko Tadić, Imagine a moving image
Laura Bulian Gallery 
via Piranesi 10, Milano
Orari: da lunedì a venerdì dalle 15:00 alle 19:00
Info: www.laurabuliangallery.com 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui