02 giugno 2016

Due artisti e l’isola che c’è

 
Inaugura oggi “Capri B&B Behind and Beyond”, frutto del lavoro congiunto dei due artisti. Che hanno trasformato l’isola “Azzurra” in luogo di riflessione. Ecco il loro racconto

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Dire “Capri” è subito evocare un’immagine precisa, meravigliosi stereotipi da cartolina ai quali l’immaginario comune è fortemente legato. Eugenio Tibaldi e Raffaela Mariniello hanno provato a ribaltare questo concetto e a lavorare sull’idea di un luogo nel tentativo di restituirne l’identità. Una lettura diversa dai soliti canoni. Allestita alla Certosa di San Giacomo nel Quarto del Priore, la mostra, ideata e curata da Adriana Rispoli, presenta al pubblico una ventina di opere tra fotografie, installazioni e collage, la maggior parte site-specific, realizzate coinvolgendo le maestranze del luogo (studenti, operai, cittadini). Un grande lavoro corale per trasformare l’immagine dell’Isola e per farla vivere, per una volta, lontano dai cliché più abusati. Nel testo che segue gli artisti restituiscono il senso di questa esperienza.
Eugenio Tibaldi: Non sono stati pochi, i dubbi, quando Adriana Rispoli mi ha proposto questo progetto, perché a Capri mi legano sentimenti molto forti e contrastanti. Per me è stato complesso immaginare un progetto che non risultasse scollato completamente dalla realtà dell’isola e che non tradisse le aspettative di un pubblico non propriamente deputato all’arte contemporanea. 
Il mio rapporto con l’isola inizia da una memoria d’infanzia, dal racconto del viaggio di nozze dei miei genitori, fatto in auto per esaudire il desiderio di mia madre. Giunti a Sorrento – a una giovane coppia di sposi piemontesi Napoli sembrava troppo rischiosa! – due giorni di mare molto mosso hanno impedito la loro partenza, consegnando per sempre nella mia mente Capri al mito, irraggiungibile per i comuni mortali.

Raffaella Mariniello: Io ho vissuto  Capri principalmente in inverno, quando l’isola sembra un’enorme nave da crociera in disarmo! Come tutte le navi da crociera, è un susseguirsi di negozi, bar all’aperto, ristoranti, palestre e beauty farm… Questo è stato il pensiero, la prima sensazione che ho avuto durante il soggiorno fatto sull’isola, per il progetto. Non avevo mai vissuto questo luogo in pieno inverno. Capri per noi napoletani è quasi esclusivamente estiva, fotografarla fuori stagione nasce dall’idea di volerla rovesciare come un guanto. O almeno provare a vederla nel suo stato di manutenzione, quando il lavoro dell’uomo si fa più pesante. I capresi la chiamano “lo scoglio” ed è veramente uno scoglio in mezzo al mare. Anche da qui, l’idea della nave. Mi è sempre stato congeniale lavorare in un luogo circoscritto e Capri in questo senso è molto adatta al mio modo di procedere. 
Eugenio Tibaldi, Myth's Architecture, 2016, collage di stampe digitali da cartoline e acrilico bianco
E.T. Per il mio progetto ho deciso di lavorare sul mito e la sua percezione, sul difficile ed alchemico percorso che porta alla sua creazione. Mi sono chiesto cosa fosse per me il mito, e credo si tratti di una macchina che alimentandosi della sua percezione riesce a valicare i concetti di estetica e a creare campi di forze in grado di non rispettare più le normali leggi del mercato e della natura.
R.M. La mia solita prassi, come tu sai, è fare lunghe camminate, con zaino e cavalletto, che prevedono un grande esercizio fisico, e respiro lungo! C’è un percorso, un’arrampicata, che porta a Villa Jovis, la casa di Tiberio Imperatore, che corre lungo arbusti, scalinate e viottoli, ed è alternativa al percorso turistico. Improvvisamente, dietro una curva, ci si ritrova in mezzo agli scavi romani, ai resti dell’enorme villa di Tiberio: Villa Jovis, era una base logistica dell’imperatore, una base in mezzo al Mediterraneo, ancora una volta una nave. 
Si favoleggia che l’imperatore buttasse di sotto qualsiasi persona lo contraddicesse e da ciò il nome di ‘salto di Tiberio’…
E.T.  I lavori esposti in mostra sono stati concepiti e creati direttamente sull’isola. È infatti il luogo stesso, la sua luce, la sua umidità ed il suo ecosistema a determinarne i materiali e ad averne influenzato il risultato finale. Per la realizzazione, ad esempio, io ho collaborato direttamente con le forze presenti qui a Capri, i miei assistenti sono stati gli studenti della scuola Axel Munthe di Anacapri, gli operai capresi ed un’impresa edile che si è resa disponibile. Il processo diventa quindi parte significativa dell’opera. 
Raffaela Mariniello, Capri Teorema (dettaglio), 2016, stampa ai pigmenti su carta fine art
R.M. Io vorrei sottolineare l’attività fisica che si è interposta tra me e il lavoro. L’attività fisica, tra le foto e il cammino, è stata intensa: in giro in solitaria, nessuno a distrarmi, nessuno con cui parlare, concentrazione massima.
Poi, in un posto del genere, dove veramente non può accaderti nulla, ci si sente viziati dall’ambiente esterno che, solitamente ostile, qui invece ti protegge. Dunque il cuore è leggero, tanto che abituata alle sfide, mi sembra di aver poco da dire su un luogo così ben tutelato. Il rischio è che mi apparisse tutto piatto, già visto e banale nelle migliaia di fotografie che esistono di Capri.

E.T. Proprio per questo ho deciso non voler aggiungere nuove immagini di Capri nel mio lavoro, ma di rielaborare quelle che da circa 130 anni hanno il compito di tramandarne la bellezza nel mondo. 
Ho avuto la fortuna di riuscire a contattare il maggiore collezionista di cartoline su Capri e ho selezionato e rifotografato circa 400 soggetti, dividendoli per categorie, per poi ristamparle su carte che replicassero l’effetto di quelle usate nelle stampe originali.
Spostandomi in studio, ho lavorato sul ricordo e sul racconto, aiutato dalla lettura di alcuni libri dedicati all’isola ho montato dei collage che raffigurano paesaggi o architetture simbolo di Capri amplificandole e non rispettando più gravità, prospettiva o proporzioni, ed infine sono intervenuto con la pittura bianca a ridefinire i contorni di un mondo mitico e simbolico che risponde a leggi alternative.
Eugenio Tibaldi, Myth's Landscape 01, 2016, collage di stampe digitali da cartoline e acrilico bianco
R.M. Ma ora parliamo di come siamo arrivati alla nostra opera in comune. In un’escursione verso l’Arco Naturale, un giorno, accade l’imprevedibile. Un’enorme impalcatura di tubi innocenti avvolge l’arco di pietra in restauro, la vista surreale è piuttosto sconcertante.  
I turisti che arrivano fin lì alla spicciolata, restano delusi assai. Facce lunghe e brevissime soste. A me chiaramente produceva l’effetto contrario. Improvvisamente ho un lampo, questa scena sembra la sintesi della mostra. Sembra di trovarsi improvvisamente di fronte ad una trasposizione reale di un’opera tua, Eugenio. L’isola in manutenzione d’inverno, perché appaia splendente e perfetta d’estate. Anche altro in verità, mi viene in mente “L’Italia in miniatura” di Rimini, centrale nel mio progetto Souvenir d’Italie, con  le sue fiction, le scenografie dei monumenti, le finte montagne, le facciate come mere quinte con le strutture sul retro che le sorreggono.
E.T. Sì, questa ricerca durata circa otto mesi fatta di confronti non solo con Adriana Rispoli, ma anche con te, Raffaela, ha avuto il suo culmine proprio nella nostra opera a 4 mani, che è anche diventata l’immagine dell’invito della mostra. Tu hai fotografato uno dei soggetti simbolo della mia riflessione, ovvero l’arco naturale imbragato da una struttura di ponteggi montati per effettuarne la manutenzione, su cui sono poi intervenuto con la pittura bianca a definire un nuovo arco fino a renderlo “supernaturale”. La fusione fra uomo e natura diventa totale e imprescindibile, una sorta di superamento estetico e mentale rispetto ai confini comuni che separano il bello dal brutto, il reale dal fantastico.
Raffaela Mariniello, Eremo, 2016, stampa ai pigmenti su carta cotone montaggio in diasec
R.M. Sì, qui mi è sembrato che le idee che sostengono i nostri lavori si fondessero. L’opera Capri B&B è la trasposizione nella realtà dell’installazione 46 Bed Places, al centro del chiostro del Quarto del Priore con i faraglioni posticci. Il vero e il falso si confondono, un’idea che ho portato avanti per lungo tempo in un precedente lavoro: Souvenirs d’Italie.
Questa immagine in una decisione corale, con te e Adriana, è diventata l’immagine guida della mostra. Siamo riusciti a produrre un lavoro a quattro mani: su una mia fotografia di un soggetto prediletto di entrambi, mentre tu sei intervenuto con la pittura come fai solitamente nel tuo lavoro. 
E.T. Sì. Mi piace pensare che il mito si alimenti, più che della visita reale ai suoi luoghi, del suo racconto amplificato e storpiato da ogni singolo visitatore, ed io non diverso, che in questa mostra aggiungo, assieme al tuo, il mio racconto ammirato e irreale dell’isola più bella del mondo.
R.M. In fine… un aneddoto: arrampicandomi sulle impalcature dell’Arco Naturale, violando il divieto di accesso al cantiere…. mi è solo scivolata la macchina fotografica, rompendosi. Io sono viva, perché morire a Capri per una cosa del genere sarebbe stato più ridicolo che romantico, non trovi? Non sono certo stata su un fronte di guerra!

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