11 giugno 2016

EVVIVA LA DIFFERENZA!

 
Al Mac di Lissone sono di scena cinque mostre in un unico contenitore culturale polivalente. All'insegna della versatilità dell'arte

di

Alberto Zanchetta, direttore artistico del Museo d’Arte Contemporanea a Lissone da cinque anni punta sulla molteplicità de di linguaggi, tecniche, ricerche e poetiche della seconda metà del Novecento fino alle  ibridazioni del presente, creando corti circuiti visivi e intellettuali, con slancio vitalistico contro l’omologazione culturale, per il rilancio del territorio, l’incentivazione della didattica e della formazione interdisciplinare grazie a sinergie finanziare tra pubblico e privato. Le sue mostre hanno dato visibilità al Mac, inaugurato nel 2002 nell’area della stazione di Lissone-Muggiò, noto per la collezione permanente costituita dalle 42 opere del Premio Lissone (1946-1967), 58 nuove acquisizioni e 12 opere di Gino Meloni, artista lissonese, scomparso nel 1898, ispiratore e fondatore del premio. Il Mac ha di recente inaugurato cinque mostre distribuite su tre livelli del museo pensato come “spazio critico”, luogo delle differenze, della complessità e anche della conflittualità del presente.
Omaggio di Fausto Melotti a Emilio Isgrò
Il percorso espositivo inizia al piano terra, con la mostra “Ab Imis”, a cura di Alberto Zanchetta, una serie di opere di pittura analitica, riduttiva di Tomas Rajlich (Praga ,1940), tintore/ colorista attivo dagli anni ’60, che elegge il colore come codice emotivo dal significato simbolico. L’artista fedele alla sostanza materiale ed affettiva del colore non segue modelli, semmai moduli compositivi risolti in una griglia visiva: strutture chiuse che negli anni ’70 caratterizzano la sua cifra stilistica, alternando tinte scure ad altre più luminose. Suoi monocromi irradiano una particolare luminescenza, una luce solida che dà corpo, struttura alla pittura (fino al 31 luglio). Sul ballatoio del primo e secondo livello del museo, fanno capolino bacheche contenenti una consistente selezione di materiali inediti e originali dell’Archivio di Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia 1937),  artista di fama internazionale, noto per la poetica della cancellatura, contribuendo  alla nascita della poesia visiva e dell’arte concettuale. Tra le sue opere più celebri si ricorda l’Enciclopedia Treccani (1970), e la serie Storie Rosse (1974), fino al più recente Seme d’arancia (1998), riprodotto in grande anche in occasione del Expo 2015 a Rho. Il materiale esposto al Mac e catalogato nelle bacheche, consultabili dal pubblico su richiesta per approfondimenti, è stato raccolto dal curatore Lorenzo Respi con il titolo “Archiv#ive 3: Emilio Isgrò”, selezionando documenti, carteggi, foto, cataloghi e altri materiali preziosi relativi a particolari momenti della vita e ricerca dell’artista. Tra gli inediti esposti non perdetevi la corrispondenza sullo “scandalo” legato all’opera Volkswagen (1964) e attraverso cataloghi, articoli, inviti a mostre e spettacoli, potrete ripercorrere le vicende biografiche dell’artista e scoprire le sue frequentazioni e amicizie.
Luigi Ghirri, Parigi 1979
Al primo livello del Mac, si trova la mostra “Dell’infingimento. Quello che noi crediamo di sapere della fotografia”, a cura di Elio Grazioli e Alberto Zanchetta, sedici immagini provenienti dalla Collezione Malerba, un’importante raccolta di fotografie storiche e contemporanee di diversi autori (Nobuyoshi Araki, Mino Di Vita, Lukas Einsele, Annabel Egar, Joan Fontcuberta, Luigi Ghirri, John Hillard, Renato Leotta, Tracy Moffatt, Yasumasa Morimura, Olivar Richon, Thomas Ruff, Hyun-Min Ryu, Alessandra Spranzi, Thomas Struth, Kazuko Wakayama) che giocano sull’ambivalenza dell’immagine sospesa tra realtà e finzione, analogie tra fotografia e teatro, mascheramenti e camouflage come “messa in scena” di realismi magici e di una possibile verità degli inganni, all’insegna degli equivoci visivi e dei paradossi simbolici (fino al 20 luglio).
Grazia Varisco, Quadri comunicanti In & Out
Al secondo livello del museo, ritorna a “casa”, Grazia Varisco (Milano, 1937), dove nel 1961, in occasione della dodicesima edizione del Premio Lissone, considerata tra le più importanti, aveva esposto una Tavola Magnetica. Zanchetta, curatore della mostra “Grazia Varisco come campo dei sensi”, ha ideato un percorso espositivo incentrato sul presente, con opere realizzate dal Duemila ad oggi. Dagli anni Sessanta, Varisco non ha mai smesso di giocare con i materiali, scombinare le tecniche per creare nuovi spazi o campi visivi e forme dettate da una giocoso rigore con opere che stabiliscono una relazione con lo spazio e il pubblico. Fanno un certo effetto la serie dei Double opere di un’ambiguità percettiva interessante e  R.RotoReteRossa, declinazioni di forme circolari dalle inclinazioni differenti del reticolo, Sollevo/Sollievo, incastri di reti metalliche a maglia rada, ovvero trappole visive che impigliano forme di leggerezza e altre opere sospese tra ordine e disordine, e molte altre dagli equilibri precari (fino al 31 luglio). Il percorso espositivo termina al livello -1, negli ambienti interrati  e oscurati del museo, dove si entra nell’universo  elettrizzante di Piero Fogliati (Canelli, Asti 1930-Torino, 2016), con la mostra “Piero Fogliati Teoria del Pluriverso”, a cura di Alberto Zanchetta. Dell’artista, scomparso di recente, vi sorprenderanno opere come Forme di buio, Luce Solida, Prisma meccanico, un Rivelatore Fleximofono e altre dell’artista inventore di macchine della meraviglia, scatole ingegnose, alimentate dall’elettricità, stimolatori  percettivi meccanici e ludici al tempo stesso, di un razionalista visionario che si è interrogato sui fenomeni luminosi e acustici con una profonda leggerezza e un giocoso rigore (fino al 31 luglio).

Jacqueline Ceresoli

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