24 giugno 2002

opinioni Basilea, dica 33…

 
Art 33 Basel, la più importante fiera dell'arte contemporanea al mondo, chiude i battenti e dà appuntamento al 5 dicembre, quando inaugurerà Art Basel Miami Beach, dopo la falsa partenza dell'anno scorso causa il dramma di Manhattan. Ma vediamo com'è andata quest'anno la classica edizione europea...

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La leggera flessione dei visitatori, 50.000 rispetto al record (55.000) dello scorso anno, non preoccuperà molto gli organizzatori di un evento che scoppia di salute. Lo dimostrano le ca. 900 candidature tra le quali l’Art Committee ha selezionato le 268 gallerie espositrici, le numerose sezioni nelle quali si articola la fiera per offrire un panorama il più possibile ampio, lo dimostrano soprattutto la qualità delle opere, sempre altissima, ed i buoni affari. Art Galleries ha proposto quanto di meglio le gallerie private offrono al collezionismo moderno, nella sezione Art Statements sono stati allestiti 17 ArtBasel2002 - Rayan Mendozaprogetti monografici di giovani artisti, questi ultimi abbondantemente presenti anche nella sezione Art Unlimited tra i 66 progetti presentati per completare l’analisi sulla ricerca che sfugge alle maglie del mercato. Art Film ha dimostrato chiaramente la filosofia di rendere la Messe un evento culturale a 360°, accanto alle tradizionali sezioni Art Edition, per la grafica d’arte, ed Art Magazine in cui erano presenti le maggiori testate giornalistiche di settore internazionali. Giusta la decisione degli organizzatori di inglobare la tradizionale sezione di Art Photography nella sezione Galleries: il tempo delle discriminazioni è finito. Alfonso Artiaco ci confida che “a Basilea si viene soprattutto per vendere“, e così è stato, c’è da giurarci. La rappresentanza italiana è rimasta invariata, con l’avvicendamento (chiacchieratissimo) di Marconi (Mi) su Continua (Si): per ragioni geografiche Svizzera, Francia e Germania risultano ovviamente privilegiate, come pure lo sono i paesi che detengono le redini del mercato, Inghilterra e Stati Uniti; ciò finisce, purtroppo, per penalizzare anche gli artisti italiani, poco rappresentati rispetto ai colleghi stranieri, in linea con la tendenza evidenziata a Manifesta e soprattutto a Documenta, e ciò nonostante sia opinione diffusa che la creatività italiana stia vivendo un momento particolarmente felice.
A questo proposito val forse la pena di insinuare un piccolo dubbio: non so chi abbia preceduto chi, ma c’è da restare sbalorditi di fronte ad artisti d’oltrefrontiera la cui ricerca estetica sembra muoversi sugli stessi binari di Bianco – Valente, Toderi, Tesi, Marco Neri, Paola De Pietri, con una versione fotografica perfino di Guaitamacchi. Nè, d’altro canto e per amor di giustizia, è da trascurare il fatto che, in un’epoca che rifiuta le novità, sono innumerevoli i figliocci di Gursky e i cugini di Katz, per non dire dei “maestri” (e mai definizione fu più azzeccata) del ‘900, a cominciare da Warhol , protagonista indiscusso della fiera, quello vero, e non solo per numero di gallerie che lo rappresentavano (almeno 25) ma soprattutto per la disponibilità di opere di chiara qualità. Artisti molto rappresentati sono stati anche ArtBasel2002 - Andy WarholBalkenhol, Calder, Dubuffet, Judd, Flavin, Gormley, LeWitt, Mirò e Picasso; tra gli italiani la fa da padrone Fontana, con Boetti, Manzoni ed i poveristi che si difendono bene.
Il Baloise Art Prize della sezione Art Statements ha premiato quest’anno John Pilson (Nicole Klagsbrun, NY) e Cathy Wilkes (The Modern Institute, Glasgow) con 25.000 franchi ciascuno. Nel luogo del mercato e del lusso, sponsorizzata da 8 anni dalla U.B.S., ci sta pure l’iniziativa, forse un po’ ipocrituccia e salvacoscienze, ma alla fine lodevole, per raccogliere fondi per la Art for tropical forests foundation , che si prefigge di contribuire con le associazioni ambientaliste per la salvaguardia delle foreste tropicali.
Da ultimo vorrei, una volta tanto, dar cenno della professionalità e dell’organizzazione dell’evento svizzero, veramente all’avanguardia in questo campo: dall’accoglienza per visitatori e stampa, ai numerosi punti di rinfresco mai affollati, ai servizi per portatori di handicap fino all’Asilo infantile allestito al Padiglione 2.0.

Il giro delle gallerie

Cominciando dalle italiane, Casoli (Mi) ha puntato suo opere di qualità di Fontana e Manzoni esponendo un curioso tavolino del primo e la celebre Merde d’artiste del secondo; indovinata è stata la scelta de Lo Scudo (Vr) della personale di Marino Marini, mentre De Carlo (Mi) ha proposto un originale allestimento nel quale spiccava una grande foto della celebre installazione Hollywood di Cattelan. Coraggioso Minini (Bs), a Basel anche in qualità di Ambassador per l’Italia, sia per aver dato spazio agli italiani (Mezzaqui, Beecroft, Chiasera), sia per esser stato forse l’unico a portare un certo numero di video, la cui assenza, in questa edizione, è stata quantomeno eclatante, a meno di non considerare la sezione Art Unlimited di cui diremo oltre. Buone anche le proposte di Dara Friedman e Marina Abramovic, addirittura ottima la qualità dei pezzi Ryan Mendoza, ormai partenopeo d’adozione, sia nel grande che nel piccolo formato, proposti anche da Kluser (D). Artiaco (Na) ha presentato l’ultima produzione di LeWitt: stante l’importanza dell’iniziativa (gratificata dall’interesse dei collezionisti), appare quantomeno discutibile la direzione intrapresa dallo storico maestro, già recensita su Exibart. Studio la Città (Vr) ha anticipato la personale di Calzolari, artista di valore che meriterebbe senza dubbio maggior credito internazionale. A testimoniare la convincente partecipazione italiana và senza dubbio segnalata la proposta di De Cardenas (Mi) di un Alex Katz che rinuncia alla figura umana, per solito assoluta protagonista nella sua pittura, mostrando tutta la genialità di un lavoro sempre di qualità eccelse.
Venendo alle gallerie straniere, Regen (U.S.A.) ha presentato ottimi lavori di un moderno caposcuola, quel Raymond Pettibon cui tutta la generazione che lavora ispirandosi all’illustrazione e al fumetto deve qualcosa, ivi compresi i canadesi imitatissimi della Royal Art Lodge, in chiara ascesa, come dimostrano non solo l’apprezzata personale dedicata dalla connazionale Artcore (Canada) in seno alla sezione Statements, ma anche la presenza da solista in gallerie di spicco del maggiore, dei suoi espoenenti, Marcel Dzama. Marconi (Mi) ha sfruttato l’opportunità offertagli da Art Statements per celebrare quel Francesco Vezzoli ormai entrato a pieno diritto nel novero delle poche star internazionali del panorama italiano.
Dopo le battute d’arresto seguite alla frettolosa euforia teleguidata intorno alla Young British Art, l’arte inglese sta ora vivendo un periodo di assestamento produttivo, all’insegna della selezione: in questo senso è apparsa convincente la scelta di Jopling/White Cube (UK) con Gary Hume, Antony Gormley e Tracey Emin .
Un allestimento spettacolare, degno di un museo, ha caratterizzato le svizzere Beyeler, con una poeticissima stele di Jenny Holzer e poi  ArtBasel2002 - McCarthyWarhol, Gerhard Richter, Mark Rotko, Matisse e Picasso, la Marlborough, che ha presentato una selezione di lavori di Bacon e Art & Public, per Mariko Mori, Mike Kelly e Paul McCarthy. Di quest’ultimo, Air De Paris (F) esponeva la foto ed il corredo usato dall’artista per la celebre performance di Pinocchio. Tra le grandi americane Sperone aveva lavori pittorici di Malcolm Morley che riproducevano aeroplanini da ritagliare e costruire, la multinazionale Gagosian (le voci dei soliti beninformati narrano di un’apertura nella rinascente Roma) si è presentata in modo piuttosto dimesso, fatta eccezione per i buoni Warhol, Barbara Gladstone ha puntato su Kapoor (e come biasimarla?) ma anche su Matthew Barney (di cui ha prodotto, pare indebitandosi, l’ultimo film Cremaster 3), mentre Ileana Sonnabend non ha resistito alla moda, e dei coniugi Becher ha portato i bambolotti di Star Wars ma anche, per fortuna, una S. Caterina di Elger Eesser, splendido pezzo della serie dedicata a Venezia dal noto giovane fotografo tedesco, già presentata a Roma per l’apertura del nuovo spazio di Alessandra Bonomo. Mayer (D) apriva lo stand con l’icona Love di Robert Indiana (1/2), Cats (B) aveva un Keith Haring strappato dal muro, mentre Esko Manniko, visto alla G.N.A.M. di Roma nell’ambito del festival della fotografia, era protagonista da Nordenhake (Swe). Personali di rilievo sono state quelle di Cucchi da Bruno Bischofberger (CH), di Louise Bourgeois da Cheim & Read (U.S.A.), con le bellissime testine in patchwork che dimostrano una longevità creativa fuori del comune. Deludente, tutto sommato, la presenza delle gallerie orientali. Nella sezione Art Unlimited, dedicata a 66 progetti non commerciali, abbiamo assistito alla rivincita del video, con le performance di Grazia Toderi e Salla Tikka; buoni la segnaletica minimale del pittore Julian Opie e l’ospizio per supereroi di Gilles Barbier (ogni tanto un francese…), il tunnel elettronico di Magnus Wallin, visto alle Papesse, e perfino il progetto di Beverly Semmes, sorella maggiore (?) della nostra Sissi. C’erano pure Zoe Leonard, McCarthy, Merz, Pipillotti Rist, Serra, Spalletti ma, c’è poco da fare, è Annika Larsson, con il suo video Bend II (2002) in cui un uomo si confronta con la sua ricostruzione elettronica, a mettere d’accordo un po’ tutti.

GRANDE ASSORTIMENTO DI FOTO NELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO

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Alfredo Sigolo


Art 33 Basel
Dal 12.VI.2002 al 17.VI.2002.
Basilea (CH), Messe, Padiglioni 1.0, 2.0, 2.1
Catalogo CHF 55.
Tel: +41/58-2002020 Fax: +41/58-2062686 E–mail: info@ArtBasel.com Web www.ArtBasel.com


[exibart]

4 Commenti

  1. Mi fa piacere leggere la professionalità e l’organizzazione dell’evento svizzero che ha pensato anche ai servizi per i portatori di handicap, cosa spesso trascurata.
    Art 33 Basel è una fiera importante per l’Arte Contemporanea.
    Articolo ben curato da Alfredo Sigolo.

  2. Grazie, anche per aver sopportato alcuni errori dettati dalla fretta. Ah, le note di gossip sono del Tonelli (“date a Cesare…”), io proprio non ce la faccio a tenermi aggiornato su quelle cose.

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