09 luglio 2016

A TEATRO / I FESTIVAL

 
Oggi vi portiamo a Torino per il Moving Bodies Festival
di Giulia Alonzo

di

I festival estivi non trovano spazio solo in luoghi lontani circondati dalla natura. Anche nelle grandi città ci sono fermenti che animano le giornate di chi è costretto a rimanere a casa. 
Ha aperto a Torino la terza edizione di Moving Bodies Festival, manifestazione internazionale che si svolge tra Dublino e il capoluogo piemontese con l’intento di far conoscere le arti teatrale, performativa e visuale giapponesi. 
I due direttori artistici Ambra Bergamasco e Edegar Starke hanno scelto la Differenza come tema di quest’anno: “la differenza mette in discussione la propriocezione e l’identità: l’esistenza in uno spazio tempo ed in relazione con l’altro definendo o modulandone i confini, offrendosi come terreno fertile di mutazioni e creazioni. Come possono questi sentimenti e approcci trovare vocabolari nella danza, performance, arte e ricerca accademica? Come mapparne le relazioni ed il loro nutrimento o il loro rifiuto?” 
Tema universale e trasversale, che vede nelle arti in genere una possibilità di condivisione e promozione per una unione sempre più impellente. 
La possibilità dunque di iniziare un dialogo interculturale iniziando a comprendere le diverse forme di espressione artistica. E il Butoh giapponese è una di queste. 
Danza filosofica e terapica nata come sperimentazione negli anni ’50, il Butoh trova origine nelle danze tenebrose dell’Ankoku-butō e, portatore di un nuovo ritmo vitale, diventa il raccordo tra l’antico e il moderno. Il promotore di quest’arte fu Tatsumi Hijikata (1928-1986) che nel 1959 presentò lo spettacolo Colori proibiti, sull’omosessualità, interpretato da Kazuo Ōno (1906-2010) considerato il massimo esponente della Butoh e uno dei più importanti danzatori del XX secolo. 
Midare
Nonostante sia difficile avere la possibilità di partecipare a rappresentazioni di teatro giapponese in Italia, lunedì 4 luglio al CRT di Milano, nell’ambito delle celebrazioni per il 150esimo anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone, si è potuto assistere a una visione di Teatro Nō, nobile ed elegantissima espressione artistica che unisce danza, musica, mimo, lirica, scultura e architettura. 
La famiglia Hōshō, detentrice di una delle scuole di formazione attoriale più longeve del Giappone che risale al XV secolo, ha portato in scena Midare, una delle cinque opere che compongono il tradizionale Shōjō – Midare. 
Il Moving Bodies Festival è dunque occasione per scoprire e immergersi nell’arte del Sol Levante. Il Teatro Espace, che ospita il festival, ha poi dato la possibilità di fare tre residenze con i maestri del Butoh Masaki Iwana, Minako Seki, Ken Mai, e affiancati dagli allievi Yuri Dini, Ambra Bergamasco e Edegar Starke. 
Per maggiori informazioni: movingbodiesfestival.com
Giulia Alonzo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui