21 luglio 2016

L’ISIS non esiste?

 
Mentre la Francia schiera 10mila uomini "contro il terrorismo", l'Europol parla di "lupi solitari". Una tesi da prendere in considerazione, ma forse ancora più drammatica e che costringe alle solite riflessioni, oltre la banalità

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L’Isis rivendica. E ormai, forse, l’Isis rivendicherebbe pure di aver rubato un gelato a un bambino. Lo stato islamico, che stato non ha, in fin dei conti ci va a nozze con i dinamitardi nativi belgi o francesi, che hanno colpito l’Europa: dietro un grande monumento del male, gonfiato da una parte e dall’altra dei media, è facile che chiunque compia un’azione contro l’occidente venga assorbito nel grande circo del terrorismo internazionale.
Almeno così la pensa l’Europol, che finalmente parla apertamente di “lupi solitari”, mentre il presidente francese François Hollande ha annunciato di aver ordinato la mobilitazione di 10mila unità del personale di riserva operativa per aumentare la sicurezza del Paese. Che va benissimo, ed è giustissimo, ma che probabilmente non frenerà di certo il dramma di scoprirsi bersaglio di qualche “malato di mente”, sempre secondo la definizione di Europol.
Una definizione un po’ semplicistica, che non tiene conto di organizzazione, di inventiva, e soprattutto dall’imprevedibilità che solo i “matti” riescono a immaginare, e mettere in atto. 
“Nonostante un numero di attori solitari spieghino i loro atti con la religione o l’ideologia, il ruolo delle potenziali malattie mentali non dovrebbe essere sottovalutato”, si legge ancora nella nota di Europol, che ricorda che il responsabile della strage di Nizza “soffriva di disordini psichiatrici ed era sotto cura”. E così si spiega Orlando: gay represso, non integrato nella società islamica (perché omosessuale), né tantomeno in quella americana (perché musulmano), si vendica ammazzando quei suoi simili tanto diversi e tanto odiati e forse ammirati. E così si spiega Nizza, dove la storia potrebbe essere la stessa. E forse potrebbe essere così per Wurzuburg e l’aspirante omicida del treno, e forse fu così anche per Charlie Hebdo. 
Insomma, come di consueto la profezia tacciata come più stupida (ovvero che il Califfato altro non è che un branco di scellerati nomadici che un piccolo esercito potrebbe fare fuori in un paio d’ore) sembra rivelarsi la più acuta, mentre resta verissima l’altra dimensione: il pericolo è in casa. L’abbiamo cresciuto, l’abbiamo escluso, l’abbiamo vessato e ora, con la promessa della favola della vita eterna e del martirio, è pronto a far sentire la sua voce non tanto agli infedeli, ma ai “bastardi senza gloria”. E fa ancora più paura. (MB)

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