22 luglio 2016

Tutto il mondo ne parla

 
E alla fine il vecchio Trump ce l'ha fatta: da poche ore è ufficialmente in corsa per la Presidenza degli Stati Uniti. Con una serie di slogan universali

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Ripristinerò forza e sicurezza, sarò la voce dei dimenticati, renderò l’America grande ancora, ridurre il debito pubblico, gli ingressi dei clandestini, riduzione delle tasse, investimenti in infrastrutture, basta accordi con i Paesi del “Califfato” islamico, tutela per i diritti di tutti, compresi i gay di cui si parla per la prima volta. Ecco la miscela esplosiva di Donald Trump, pugno di ferro moderato, che da poche ore è ufficialmente in corsa per la Casa Bianca. Un discorso lunghissimo, che ha incollato alla televisione trenta milioni di americani, per battere quell’avversaria contro cui sono stati usati toni più morbidi, quasi se ora Mister Trump abbia davvero capito (o chi per lui) che il terreno è minato e quel che conta sono le promesse. Che devono coinvolgere tutti, e che a ben guardarci sono le stesse “moderate” idee che usa anche la Clinton. L’ultima versione di quello che potrà essere il Presidente, insomma, è quasi all’acqua di rose rispetto al vecchio rabbioso che da un anno fa discutere e impallidire il mondo. Poco importa però: oggi tutto il mondo ne parla, e ne parlerà. 
Certo, da quelle parti bisognerà rendere compatto un partito, certo si dovranno mettere in atto strategie, certo anche Trump forse dovrà “sconfinare” in idee non sue per far contento anche l’altro elettorato, ma questo passo a pochi mesi dalle elezioni non può che essere visto come una vittoria. La sua. (MB)

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