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Il 27 luglio arriva alla sua terza tappa “Opera Viva Barriera di Milano”, rassegna che nasce dall’idea di dare un nuovo significato al concetto di arte pubblica, per liberala dai confini istituzionali e restituirle una dignità popolare e democratica. La scelta di Barriera, quartiere operaio della periferia torinese, sembra essere particolarmente adatta allo scopo: l’area è caratterizzata da una forte presenza di migranti, un dato che si sposa molto bene con il tema scelto dall’artista di questo terzo appuntamento.
La giovane artista iraniana trapiantata a Firenze, Aryan Ozmaei, ha realizzato “Unus-Ambo: Sabalan 2”, opera che raffigura un grande vulcano del suo paese nella cui cima si trova un lago dalle acque azzurrissime. Per Ozmaei il Sabalan rappresenta la propria identità, le origini, un punto di riferimento per una persona che ha deciso di lavorare in un altro paese senza rinunciare alle sue radici. Un’identità in perenne movimento, che non è ferma e definita ma cambia in un processo in continuo divenire.
La grande opera, che misura tre metri per sei, verrà collocata nello spazio pubblicitario della rotatoria di piazza Bottesini fino al 28 agosto, quando “Opera Viva Barriera di Milano” entrerà nella sua quarta fase. La manifestazione, ideata da Alessandro Bulgini e curata da Christian Caliandro, è caratterizzata dalla transitorietà delle opere degli artisti partecipanti: oltre all’iraniana Ozmaei e a Zanbagh Lofti e Andrea Mastrovito – protagonisti dei due appuntamenti iniziali – sono in programma lavori di Saul Melman (2-30 settembre), Gian Maria Tosatti (1-29 ottobre) e lo stesso Alessandro Bulgini (30 ottobre-13 novembre). L’idea dietro la curatela di Caliandro è quella di restituire all’arte il potere di trasformare la vita delle persone, entrando nella realtà e parlando al quartiere dove l’opera è realizzata o inserita. (gt)