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In questa stagione le case d’asta iniziano a tirare le somme e a comunicare i risultati del primo semestre dell’anno. La prima è Christie’s che pare ammettere un calo del 27 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Difficile fare meglio dello scorso anno, che è stato festeggiato come il secondo miglior anno di sempre, ma i 2,1 miliardi di sterline raccolti in questa prima metà 2016 sono in linea con l’andamento generale del mercato mondiale. Andando più nel dettaglio si scopre che nella prima metà dell’anno, le vendite in America sono state pari a 729.8 milioni di sterline, in calo di quasi la metà rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; le vendite in Europa, Medio Oriente, Russia e India si sono ridotte del 12 per cento a 736,5 milioni, mentre il flusso da Hong Kong è diminuito dell’11 per cento fermandosi a 256,5 milioni. La casa d’aste di proprietà del miliardario francese François Pinault ha dichiarato che l’obiettivo è quello di mantenere alto il livello della curatela delle vendite, per soddisfare i collezionisti, ma anche i venditori, garantendo loro il numero più alto di offerenti per ogni lotto.
Negli ultimi 16 mesi Christie’s ha rivoluzionato il suo calendario, trascinando con se tutte le atre case d’aste, ha ottimizzato la sua offerta guardando anche a opere meno costose, valorizzando aste come First Open, per mirare ad una categoria di collezionista meno ricco, ma con un gusto molto raffinato. Una politica che in un momento di crisi sta portando i suoi frutti. In effetti c’è stata una diminuzione del numero di opere vendute a prezzi al di sopra dei 20 milioni. Nonostante ciò, le vendite di opere minori e le operazioni online si sono rafforzate, ad esempio ci sono stati il 36 per cento in più nuovi acquirenti per opere tra il milione e i 5 milioni, e ancora le vendite online sono salite di un importante 96 per cento.
Ad agosto sarà la volta dei risultati del primo semestre della rivale di sempre Sotheby’s. Li aspetteremo per capire dove va il mercato dell’arte.