29 luglio 2016

I “Migrarti” di Özpetek

 
Quanto vale la cultura nell'epoca della globalizzazione e allo stesso tempo di un crescente odio xenofobo? Infinitamente, e lo ripetiamo spesso. E dal Festival del Cinema di Venezia si fa un primo passo avanti

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Sono innumerevoli in Italia i festival del cinema, delle arti di strada, culturali di ogni serie, ma se l’arte contemporanea – senza ombra di dubbio – è in grado di radunare sotto il suo cappello culture e Paesi diversissimi, dal Nord al Sud del mondo, passando per Oriente, indagando fenomeni come il mercato, oltre che il gusto, “legando” così una diversità non conflittuale, non sempre va così. 
Nemmeno per i Festival del Cinema, per esempio, da Cannes a Locarno o a Venezia. Anzi, stavolta Venezia sì. Perché dalla prossima edizione vi sarà anche un sezione dedicata ai film dei “nuovi italiani”, ovvero quei registi provenienti da comunità immigrate. 
Sedici pellicole in tutto, dove il regista turco naturalizzato romano Ferzan Özpetek sarà il Presidente della giuria. Il titolo della sezione? “Migrarti”, ovvero il risultato del bando indetto dal Mibact per mettere in luce i progetti “capaci di contribuire alla valorizzazione delle culture delle popolazioni immigrate in Italia, anche nell’ottica dello sviluppo, del confronto e del dialogo interculturale”.
«Con il progetto “Migrarti” stiamo cercando di colmare un colpevole ritardo e favorire la conoscenza delle tante culture e delle diverse comunità che vivono in Italia. Per chi, come me, si occupa della cultura della Nazione è un dovere e un’opportunità interessarsi e valorizzare tutte le culture presenti sul territorio», ha dichiarato il Ministro Franceschini, che presenterà i titoli in concorso alla 73esima edizione del Festival il prossimo 1 settembre, con Özpetek e il Presidente della Biennale Paolo Baratta. E che questa benedetta “integrazione” passi anche da qui, terreno più facile di altri senz’altro, ma anche di più ampia diffusione, come solo il cinema può fare. (MB)

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