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Dopo il tentato golpe del 15 luglio in Turchia si respira un clima di tensione e incertezza per il futuro, dovuto soprattutto alla caotica situazione politica e sociale causata dalle epurazioni e dagli arresti di massa messi in atto dal governo Erdoğan. Nonostante questa atmosfera di precarietà e preoccupazione, gli organizzatori della biennale di Çanakkale, arrivata al suo quinto appuntamento, sono decisi ad andare avanti con la pianificazione dell’evento previsto per il prossimo settembre. Beral Madra, direttrice generale della kermesse, ha ammesso che la situazione del paese potrebbe scoraggiare la partecipazione di alcuni artisti, aggiungendo però che la manifestazione riporterebbe l’attenzione sul fermento culturale e l’apertura che la Turchia ha sempre dimostrato di avere, sopratutto nel mondo dell’arte.
Il tema scelto per quest’anno, la tragedia umana legata alle migrazioni, rende ancora più interessante questa quinta edizione, che gli organizzatori sono intenzionati a prendere di petto, invitando moltissimi artisti con un passato segnato dall’immigrazione a dire la loro sulla questione. Del resto la città di Çanakkale si trova proprio sullo stretto dei Dardanelli, snodo cruciale per la rotta dei migranti diretti in Europa dal medio oriente. L’auspicio degli organizzatori è di riuscire a portare alla biennale alcuni gruppi di rifugiati da Istanbul, cercando di abbattere la barriera che spesso separa l’elitario mondo dell’arte dalle tragedie umanitarie di cui si occupa. (Giulia Testa)
Fonte: The Art Newspaper