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La crescita esponenziale del mercato dell’arte è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano le notizie sempre più frequenti sull’ennesima asta record o sull’acquisto a sei zeri del milionario di turno. Questa tendenza ha portato molti a chiedersi quali fossero le conseguenze di questo giro d’affari in cui facoltosi acquirenti fanno a gara per aggiudicarsi i pezzi più famosi, facendone lievitare i prezzi. Qualcuno, per esempio, ritiene che mercato e musei vadano di pari passo e il crescente numero di visitatori sembra confermare questa visione.
C’è da dire però che i biglietti strappati non sono più un indicatore affidabile, come dimostrano alcune istituzioni newyorkesi. Il Metropolitan Museum of Art ha registrato nel 2015 un flusso record di visitatori, eppure la dirigenza ha deciso di licenziare oltre cento dipendenti per sanare un buco di bilancio che ammonta a circa 10 milioni di dollari. Al contrario il Museum of Modern Art, sebbene nella classifica delle visite sia solo al quindicesimo posto (il Met è al terzo), prepara la sua espansione dopo aver ricevuto 100 milioni di finanziamento.
Questa situazione è determinata principalmente dalla gestione dei musei e dalla diversificazione delle iniziative: è stato dimostrato che, paradossalmente, avere più visitatori è sinonimo di maggiori spese e non di altrettante entrate. Questa situazione premia le istituzioni più dinamiche e al passo con i tempi che, pur non registrando un numero enorme di pubblico, puntano su attività parallele legate alle tendenze del momento che li premiano nel lungo termine. (Giulia Testa)
Fonte: The Washington Post