29 agosto 2016

Addio a Tommaso Labranca. Scompare a poco più di cinquant’anni l’istrionico scrittore, conduttore e critico che raccontò gli anni ’90

 

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Certo con l’arte Tommaso Labranca c’entrava relativamente. Eppure, come tutti i grandi “visionari”, aveva un po’ del piglio dell’artista. Se non altro per la sua capacità provocatoria, per il suo essere sopra quelle righe che altro non erano che le “righe” di se stesso.
Era conduttore Labranca, e autore, e istrionico appassionato di “trash”, cantore delle sue generazioni: prima i trentenni, poi i 40enni, oggi si sarebbe probabilmente tirato fuori qualcosa di audace e ironico dalla classe dei 50enni. Ma purtroppo Tommaso Labranca è scomparso stanotte, nel Canton Ticino, dove si era ritirato perché – hanno scritto i media – il suo Paese non l’aveva compreso.
Eppure la mossa di Labranca sembrava essere più astuta: continuare a giocare praticamente in casa, ma stando fuori dalla porta. 
Andy Warhol era un coatto (1994) ed Estasi del pecoreccio – Perché non possiamo non dirci brianzoli, pubblicati da Castelvecchi, sono i libri che lo portano al successo, vicino a colleghi come Aldo Nove, Isabella Santacroce, Niccolò Ammaniti, Tiziano Scarpa ed altri, che a metà dei ’90 riscrivono alcuni degli stessi pezzi di Labranca e che la critica definisce subito “cannibali”, dopo la pubblicazione di Gioventù cannibale, l’antologia curata da Daniele Brolli e pubblicata da Einaudi nell’autunno del 1996.
A XL aveva raccontato come era stato essere trentenni proprio negli anni ’90, e in qualche modo tutta la storia, passata e presente, sembra essere rimasta perfettamente ferma da quelle parti. Un lucido “cantore” dell’oggi inchiodato dalla vita con un contratto a tempo brevissimo. Come era anche capitato ai precursori Tondelli, o Pazienza.

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