31 agosto 2016

Christoph Büchel colpisce ancora. Per l’autore della moschea, alla scorsa Biennale di Venezia, ora si chiudono le porte del K21 di Düsseldorf: troppo complicato!

 

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Quando un artista non riesce a realizzare un progetto o, viceversa, realizza un intervento talmente perfetto da essere preso di mira da associazioni, politica, cittadini e così via, è un mito o è uno sfigato? Dietro questa domanda un po’ sciocca e un po’ provocatoria, possiamo ben piazzare la nuova avventura dell’artista svizzero Christoph Büchel, al quale il museo K21 di Düsseldorf ha chiuso la porta in faccia a causa della difficoltà nel realizzare la sua mostra personale.
L’artista, infatti, voleva creare un vero e proprio supermercato, insieme a un’area per dormire, in modo da dare la possibilità ai visitatori di passare le notti nell’ambiente-mostra-museo-supermarket.
Un progetto che la curatrice dell’istituzione Susanne Meyer-Buser ha definito pantagruelico, troppo esagerato per le parti coinvolte. E così, il 9 settembre, non si inaugurerà un bel niente. 
Un portavoce della galleria Hauser & Wirth, che rappresenta Büchel, ha dichiarato che non c’è molto da aggiungere e che l’artista sta lavorando a parecchie cose, tra cui una mostra allo SMAK di Gand nel 2017.
Büchel è diventato notissimo lo scorso anno, a Venezia, quando in occasione della Biennale fondò una moschea nella ex chiesa di Santa Maria della Misericordia, a Cannaregio (foto sopra), contributo ufficiale dell’Islanda alla kermesse veneziana, che però è stata chiusa dopo sole due settimane senza appello e tra molte polemiche. Tra le altre idee, poi, vedremo se l’artista riuscirà a portare a termine la missione di seppellire un Boeing 727 nel deserto della California, ora in fase di pianificazione per quello del Mojave. Chi permetterà insomma a Büchel di esprimersi liberamente?

1 commento

  1. L’approccio di Christoph Büchel è sempre molto forte, a volte penso che travalichi il senso di “opera artistica” a favore di una situazione di attenzione, che non è più “arte” ma sociologia, ma il mondo dell’arte ama queste fuori uscite, anche se poi nel tempo evaporano assai

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