09 settembre 2016

Fino all’11.IX.2016 Luigi Pagano, Fatiche Ferite Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Napoli

 

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Sarà capitato quest’estate, ai visitatori del Museo Archeologico di Napoli, di attraversare il salone d’ingresso e notare, prima dello scalone che porta alle sale superiori, un corridoio esterno, sulla sinistra, e di averlo percorso. In fondo vi è una saletta, con all’interno delle opere che, più che essere antiche, parlano dell’antico. Lo fanno in modo silenzioso, al punto di confondersi con la collezione classica. Le forme genuine, i colori terrosi e i segni sgraffiati sembrano esprimere un linguaggio sospeso fuori del tempo. 
Queste opere sono il frutto dello sguardo che Luigi Pagano ha rivolto verso l’Ercole Farnese, su invito dello storico dell’arte e curatore della mostra Marco de Gemmis.  L’artista sembra qui esporre dei frammenti dell’Eroe, come fosse un museo intimo della mente dove non resta che qualche brandello di sensazione. Come sottolinea De Gemmis, «Pagano scompone e astrae, e non ricompone l’antico corpo ispiratore. Ridottane parzialmente la monumentalità, l’opera si apre a nuove direzioni: può facilmente apparire un grande e possente uomo vivo, capace di suggerire altre immagini di corpi non di marmo ma di carne», intendendo mostrare, del mito, non tanto l’elemento eroico, narrativo ma quello umano, carnale, le ferite. Quest’ultime hanno una doppia valenza, da un lato in quanto “segni” sono evidenza del corpo lacerato, straziato, esposto, nudo e richiamano direttamente il corpo dell’uomo, lo assimilano a esso; dall’altro queste ferite rimandano al corpo della statua del Museo Archeologico, che è piena di cicatrici dovute agli innumerevoli interventi e restauri subiti nei secoli. 
Luigi Pagano, Idra, tecnica mista su tela e alluminio, 2016
In questo senso si muovono le due serie, China e Lacerti che, come spiega meglio Pasquale Ruocco, critico d’arte che da tempo segue il lavoro di Pagano: «Fungono da annotazioni di uno studio teso tra divino e mondano». La prima serie comprende 12 fogli su cui sono tracciate velocemente annotazioni di dettagli riferiti alle 12 fatiche di Ercole, come prosegue Ruocco: «È il caso del cinghiale di Erimanto, di cui Pagano esalta la dura e irsuta pelle, delle corna della cerva di Cerinea che attraversano come un decoro lo spazio del foglio, delle tumultuose teste di Cerbero che si muovono in una massa agitata». La seconda serie comprende dodici lastre metalliche, su cui il colore è stato fissato a fuoco. Da questo polittico esce evidente la frammentazione del corpo, colto nelle sue piegature, come quasi a fare del marmo una pelle. Concludono il percorso le tre grandi tele Leone, Idra e Cinto, in cui elementi del mito sono affiancati ad elementi di esistenza terrena. 
In questo perenne gioco di andirivieni, la statua è diventata luogo del mito, le sue tracce sono quelle stesse ferite subite dall’eroe durante le sue imprese. Un eroe diverso, ferito, non immortale ma, proprio per questo, uomo. 
Marcello Francolini 
mostra visitata il 30 giugno 

Dal 30 giugno all’11 settembre 2016 
Luigi Pagano, Fatiche Ferite 
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo Nazionale, 19 – 80135, Napoli
Orari: dal mercoledì al lunedì, dalle 9 alle 19.30
Info: 081.4422149

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