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Dopo aver ricevuto il plauso internazionale per la sua potenza, ora il Governo norvegese tirerà indietro la mano sul progetto dell’artista svedese Jonas Dahlberg per ricordare le 77 giovani vittime della strage di Utøya, avvenuta alla fine di luglio di cinque anni fa.
Rappresentato, in Italia, dalla galleria romana Magazzino, Dahlberg aveva pianificato di tagliare, letteralmente, la parte finale di un fiordo nell’area della mattanza, nel villaggio di Sørbråten.
Dopo aver vinto il regolare concorso, e aver ricevuto consensi in tutto il mondo appunto, Memory Wound ha subito gli attacchi dai residenti locali, che hanno chiamato il progetto uno “stupro della natura”, una “attrazione turistica”, e un “monumento orribile”. I manifestanti infuriati sono guidati da Jørn Øverby, politico del Fremskrittspartiet, partito che si allinea con la politica di destra e il movimento conservatore, e ora che lo scontro si è inasprito e il gruppo minaccia di citre in giudizio lo Stato, pare che il governo norvegese abbia deciso di “ritirarsi”. E nonostante l’artista si sia detto convinto che il dibattito pubblico sia una parte importante del processo di elaborazione del lutto necessario per una comunità, pare che per l’ennesima volta la politica attuale – da una parte all’altra – si riveli cieca nei confronti della storia. E della sua ferita, che ancora oggi è quanto mai aperta da un lato all’altro d’Europa.