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Il rapporto tra le forze dell’ordine e la comunità afroamericana, e tra quest’ultima e le istituzioni statali, sono sempre più al centro del dibattito pubblico statunitense, paese che si prepara a una delle elezioni presidenziali più discusse di tutti i tempi.
La cosiddetta questione razziale sta creando scompiglio anche nel mondo dell’arte, dove le polemiche legate alla condizione dei neri nella società americana tendono a riflettere quelle del mondo della cultura in generale. In questi giorni l’artista e attivista afroamericano Damon Davis ha lanciato sui social network una campagna per il boicottaggio della mostra “Direct Drive” dell’artista Kelley Walker, in programma al Contemporary Art Museum di St. Louis, la sua città. Le opere di Walker, bianco della Georgia, hanno come base fotografie degli scontri tra i neri e la polizia degli anni sessanta, così come copertine con immagini di modelle afroamericane ammiccanti, modificate dall’artista con pittura e altri materiali. Le ragioni del boicottaggio non sono secondo Davis da imputare ai soggetti delle opere, quanto al mancato chiarimento di Walker circa il senso del suo lavoro. Durante il dibattito successivo all’inaugurazione, Davis ha incalzato l’artista chiedendogli di spiegare a lui (“una persona nera reale”) la ratio della sua arte, che mette al centro la questione razziale in maniera così esplicita. Walker, in una successiva dichiarazione, si è detto molto sorpreso e dispiaciuto, ammettendo di aver fallito nel comunicare l’idea alla base del suo lavoro, che vuole far riflettere su come “la rappresentazione del corpo, in particolare quello dei neri, sia un argomento estremamente complesso nell’arte e nella cultura sttunitense”. (Giulia Testa)
Fonte: The Art Newspaper