29 settembre 2016

Un nuovo mistero tra arte e cronaca nera. Trovata senza vita Annie Pootoogook, artista indigena e con un curriculum passato anche a Documenta

 

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Quarantasette anni, di cui moltissimi passati senza fissa dimora, nomade per le strade di Ottawa, in Canada. Si chiamava Annie Pootoogook, ed era una dei pochi artisti indigeni che abbiano mai ottenuto il riconoscimento internazionale del “sistema” e il suo lavoro era stato spesso oggetto di discussioni intorno post-colonialismo nel mondo dell’arte.
La notizia del ritrovamento del corpo, avvenuto una decina di giorni fa, è stata resa nota alla stampa americana solo poche ore fa, e cosa ci sia dietro la scomparsa è presto per definirlo, specialmente proprio perché – nomade per sua natura – è ben difficile ricostruire le ultime ore, se non gli ultimi giorni, di vita dell’artista.
Diventata celebre grazie ad una personale al Toronto Power Plant Contemporary Art Gallery, nel 2006, nello stesso anno aveva ricevuto i 50mila dollari in palio del Sobey Art Award e l’anno successivo, nel 2007, fu la volta di Documenta a Kassel, sotto la direzione artistica di Roger M. Buergel.
I sospetti maggiori però, come in ogni storia d’amore un po’ nera, sembrano ricadere sul compagno, William Watt.
La donna, stando ad alcune testimonianze, da una settimana sarebbe stata in fuga dalla sua violenza, che a volte lo portava anche a strapparle disegni, ma pare che Watt si sia difeso non solo raccontando di aver chiuso la relazione, ma aggiungendo che Pootoogook calcava la mano sulla storia delle violenze anche per giustificare il suo alcolismo. Indagini in corso.

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