08 luglio 2002

Fino al 6.I.2003 Il mito d’Europa – Da fanciulla rapita a continente Firenze, Galleria degli Uffizi

 
Un mito che non tramonta, una grande esposizione di centocinquanta opere, un excursus di oltre nove secoli di cammino dell’arte. E non crediate che sia ripetitiva; finalmente una mostra che saprà sorprendervi, rigore scientifico e livello assoluto delle opere esposte…

di

Bellissima principessa fenicia, figlia del re di Sidone, rapita da Giove sotto sembianze di toro bianco e trasportata per mare fino all’isola di Creta, è Europa la protagonista assoluta di questa grande esposizione che la Galleria degli Uffizi dedica al suo mito. Quasi contemporaneamente un libro di Luisa Passerini edito da Giunti e un convegno a Venezia dal 13 al 16 giugno, a testimoniare la fertilità degli studi sull’argomento e l’impulso che gli stessi hanno dato alla nascita di questa mostra.
Centocinquanta opere, dal VII sec. a. C. al Novecento, pitture, sculture, manoscritti, incunaboli, incisioni, disegni e ceramiche da prestatori italiani, europei e americani. Un mito che non tramonta, frutto della fusione di diverse fonti antiche su cui ancora si discetta. Il Il mito di Europa - Veronese suggestivo allestimento ci guida in ordine cronologico (verso destra), ma con delle parentesi di commento (a sinistra – peccato per l’illuminazione che in queste oasi non ci permette di apprezzare appieno xilografie e disegni), dalle rive del Mediterraneo ellenico fino alla nostra modernità. Scopriamo così le varie iconografie succedutesi nelle diverse epoche storiche, ma soprattutto ci riempiamo gli occhi di tele bellissime e apparati sontuosi. Una galleria affascinante e articolata, che accoglie anche i miti correlati di Aracne e Cadmo, e contempla non solo l’Europa sposa di Giove, ma le rappresentazioni dell’Europa geografica, della politica e perfino della celeste (Galileo battezzò Europa uno dei satelliti di Giove da lui scoperti).
Dalla sezione iniziale dedicata all’antico, dove spicca un affresco pompeiano proveniente dal Museo Archeologico di Napoli, si passa alla riscoperta del mito nell’ambito dei nascenti studi umanistici del sec. XIV, soprattutto grazie alla fortuna24288 delle Metamorfosi di Ovidio, per aprirsi dal Cinquecento in poi alle inebrianti rappresentazioni che le grandi scuole pittoriche hanno voluto lasciarci. E se tutti i maestri veneziani, nessuno escluso, si sono cimentati in questo soggetto, probabilmente in virtù della peculiare realtà della Repubblica Veneta, è con Paolo Veronese che si definisce l’iconografia “galante” del ratto d’Europa; ma ricordiamo anche il Tintoretto dalla Galleria Estense di Modena, e un Tiepolo bellissimo, sorprendentemente aspro e “povero”. Passando alle altre scuole, così, solo un ricordo per il magnifico Luca Giordano da una collezione privata milanese (non fatevelo scappare), e il tuffo di carnalità dei bolognesi, Annibale Carracci, Francesco Albani, Guido Reni, ma soprattutto la prorompente sensualità di Guido Cagnacci. Poi l’icongrafia di Oltralpe, con il bulino di Hendrick Goltiuz, e ancora l’eccentricità di Stefano della Bella con la sua Europa con toro al guinzaglio, e, indimenticabile, il dramma sconvolgente di un quadro che giunge a Firenze nel 1638, Gli orrori della guerra di Pieter Paul Rubens, fosca allegoria della Guerra dei trent’ anni. A riprova di come il mito continui a parlarci e di come siamo tutti figli della classicità, Europa, ciò che per noi rappresenta, ci accompagna fino all’appena concluso secolo scorso. E se Picasso è l’ombra incombente, come testimonia il potente Toro morente di Antonietta Raphaël, vogliamo citare quanto meno il sorprendente Lo specchio di Huguette di Carolrama del 1983, dalla collezione Accornero di Torino.  Il mito di Europa - Orbetto
Quanta strada percorsa in queste stanze fiorentine, ma la principessa fenicia dalle rive di Creta è ancora qui con noi, magari mutata dallo scorrere dei secoli, ma sempre parte viva della nostra cultura, la mostra degli Uffizi ne è la sorprendente conferma. Il nostro filo ininterrotto con la classicità, quanto ancora a lei dobbiamo e come ne siamo inconsciamente intrisi è il valore aggiunto che si evince al di là della vicenda particolare. In un’epoca di “mostrifici”, esposizioni ripetitive e spesso inutili, una delle manifestazioni più interessanti (e di serie basi scientifiche) degli ultimi anni.

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Sito ufficiale della Galleria degli Uffizi

Valeria Ronzani


11 giugno 2002 – 6 gennaio 2003
Firenze, Galleria degli Uffizi; Orario: martedì – domenica 8.15 – 18.50 lunedì chiuso; Biglietto: €8.50; Informazioni e prenotazioni: dalle 8.30 alle 13.30 Firenze Musei tel. 055-2654321; Catalogo: Firenze, Giunti, 2002


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