18 ottobre 2016

Fino al 21.I.2017 
In Posa 
Galleria del Cembalo, Roma 


 

di

La posa è la fabbricazione di una verità, è un’immagine mistificata, una finzione che rappresenta la realtà. Un soggetto in posa si mostra all’osservatore fermo e immutabile ma, attraverso lo scatto fotografico, può rivelarsi come una “nuova” verità. L’immagine posata non è solo un’illusione, una manipolazione, ma è anche la reinterpretazione di un’autenticità catturata e smascherata. 
La mostra “In posa” presso la galleria romana Il Cembalo, presenta le fotografie di venti autori diversi, e attraverso il loro sguardo viviamo l’inganno e, allo stesso tempo, il fascino della posa. Nell’immaginario comune un soggetto in posa viene spesso accostato al ritratto o all’autoritratto. Così ad iniziare il nostro percorso espositivo sono Silvia Camporesi e Marina Cavazza. Le autrici si ritraggono nelle loro fotografie assumendo pose diverse scatto dopo scatto e rappresentando se stesse in vesti sempre differenti, l’una nella società, e l’altra nei propri ruoli come donna. 
La posa offre anche un ponte tra l’autoritratto e la sua riproduzione in un mondo fittizio. I due elementi si fondono nell’opera di Gilbert Garcin e in quella di Alessandro Albert che mostrano la creazione di un universo in bilico tra verità, simulazione ed immaginazione. Albert diventa un “pupazzo in scatola”, solo una marionetta insignificante di fronte al potere del sistema, mentre Garcin ricrea e ritaglia se stesso come una piccola figurina di carta immersa in scenari surreali scattate con la sua reflex. Gli scatti degli autori proseguono attraverso le sale di Galleria del Cembalo, a Roma, che, con i suoi grandiosi soffitti affrescati messi in risalto dalle cornici dorate, contribuiscono all’artificio della posa.
Marina Cavazza, vista della mostra, 
In Posa, 
Galleria del Cembalo, Roma


Cambiano gli autori e anche il punto di vista; percepiamo l’immobilità nelle fotografie di Antonio Biasiucci, Enrico Bossan e Paolo Gioli, che mettono in scena elementi corporei in un limbo tra la vita e la morte, raccontando una terza dimensione indistruttibile e perenne dove il presente, il passato ed il futuro si rimescolano di continuo. Compiono un’indagine sul corpo e sulla natura morta presentando crani sezionati e un volto lapideo immersi in un nero tenebroso e risonanze magnetiche del cervello umano. Gioli utilizza le tecnica del foro stenopeico e interviene sulla luce in sede di sviluppo della foto. Così il concetto di posa nella narrazione fotografica trasla e si ridefinisce come tempo di posa nel processo fotografico.  


Nicolò Cecchella va oltre la rappresentazione della posa fotografica e crea delle maschere di argilla imprigionando volti in calchi immutabili, in un momento irriproducibile che rimane impresso per sempre. La fotografia delle sue maschere costituisce una provocazione, un’ulteriore interpretazione della posa che paradossalmente ne evoca la spontaneità. Nella mostra il tema della maschera si ripresenta nuovamente con le foto di Charles Freger, che mostrano costumi tradizionali ma al contempo inquietanti, e nelle quali l’abito diventa un travestimento, una finzione, tradito da pochi elementi umani: un paio di gambe scoperte, una mano che spunta da una manica, un piede che si intravede tra le vesti. Helmut Newton fotografa corpi umani in posa e nudi marmorei come statue viventi. Mentre esploriamo l’ultima sala della mostra i corpi appaiono però come brutali visioni, deformati e anomali. Le composizioni scandalose di Joel-Peter Witkin rappresentano con naturalezza devianze psicologiche e sessuali che spaventano e affascinano allo stesso tempo. Witkin graffia, incolla e lavora le sue fotografie, reinterpretando e manipolando l’idea originale.  

Un ultimo sguardo lo posiamo sulle foto di Daniele Cascone, forse le più scenografiche della mostra. Corpi aggrovigliati su se stessi emergono dalla penombra e sorreggono materiali organici e industriali in bilico. Figure senza volto sono rannicchiate per proteggersi dal peso della memoria e delle emozioni. La posa e l’illusione diventano un sogno, una metamorfosi ingannevole in cui ci perdiamo ma dalla quale non vogliamo più uscire. 


Stella Levantesi

mostra visitata il 14 ottobre 


Dal 15 ottobre 2016 al 1 gennaio 2017

In posa  

Galleria del Cembalo, Palazzo Borghese di Roma
Largo della Fontanella di Borghese, 19

Info:info@galleriadelcembalo.it


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