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Quest’anno FIAC si è allargata, e prodigata nel comunicarlo: non solo Grand Palais, ma anche il Petit Palais e il Giardino delle Tuileries. È in queste due sedi, infatti, che in scena “On Site”, che in fin dei conti replica un pochino il concetto dello svizzero Unlimited. Peccato che però, come accade anche a Miami a Collins Park (anch’esso un progetto legato ad Art Basel e alle installazioni all’aperto) il risultato sia proprio quello di un parco delle sculture. Per carità, nulla di male: al Petit Palais tra vecchie glorie italiane come Jannis Kounellis con i suoi tipici materiali, presentato da Lelong (Parigi) vi sono anche molti artisti che creano un piacevole dialogo con l’ambiente: è il caso de L’astronauta che dirige il mare, scultura in bronzo dorato presentato dalla galleria Daniel Templon, che con l’oro del palazzo, i fregi e il giardino calza a pennello. Oppure le due Teste di Not Vital, presentate da Thaddaeus Ropac: due monoliti di acciaio cromato che riflettono l’ambiente circostante e aprono uno sguardo proprio sul Grand Palais al di là. Decisamente up to date l’installazione più monumentale: El Salto di Jimmie Durham. L’artista, in maniera circense, attraverso materiali poverissimi (un ponteggio, una piscina da bambini, una pompa idraulica e un tappeto erboso in plastica) ricrea appunto l’ambiente del saltatore, escludendolo dalla scena e lasciando solo l’elemento chiave per lo svolgimento del numero: l’acqua. Che si rituffa in se stessa. Anche qui, dietro, c’è un gallerista parigino: Michel Rein. Ottima finestra sull’ambiente anche la pittura specchiante di Adrian Schiess, che messa a terra amplifica la luce che filtra dalla grande vetrata, quasi abbagliando. E per concludere un grande classico: Lawrence Wiener, che con On Up, On the Above Up, On the Below Up, 2015, una serie del suo tipico lettering piantato sull’asfalto, funge da collegamento tra la main fair e questa appendice un po’ d’arredamento.