23 ottobre 2016

Finissage Par tibi Roma Nihil Foro Romano, Palatino, Roma

 

di

Roma antica come corpo parlante. Il cuore del Foro e il Palatino diventano la cassa di risonanza dell’inefficacia di certa nostra cultura, il ricettacolo dei problemi che l’attanagliano, le emergenze, la violenza, i fallimenti. Sono queste e altre le riflessioni che la mostra Par tibi Roma nihil ha suscitato nello splendido set dell’antica Roma,  tra le pendici del Palatino e le arcate severiane. Tra le tante, è forte l’insistenza sul dramma della scuola riformata e la mancata educazione che propone (Quale educazione per Marte? di Valerio Rocco Orlando), l’accento sulla storia della violenza sulle donne perpetrata da secoli nel lavoro di M. Adele del Vecchio (Herstory) o sul problema dello smaltimento dei rifiuti (Giulio Delvé).
Jannis Kounellis, Senza Titolo
Ma di là della complessità del messaggio pedagogico, la mostra propone un nuovo modo di pensare l’archeologia. Si tratta infatti di un’intima contaminazione tra il fascino dei ruderi dell’antichità e la verbosità del linguaggio dell’arte contemporanea. Il confronto antico- contemporaneo stavolta non intende solo raccontare l’antichità attraverso il presente quanto semmai risvegliare dal torpore dei secoli l’eternità immobile del passato. Un passato sì grandioso che adesso però continua a far parlare di sé e che in uno stretto dialogo con artisti di oggi si piega allo scorrere dinamico del nostro tempo con tutte le implicazioni che questo comporta. Non a caso se aggirarsi tra le rovine di Roma, il più delle volte, lascia muti e attoniti, qui disorienta completamente. Ce lo dicono i volti spaesati delle migliaia di visitatori che si affollano tra la via Sacra e la Curia come sostiene il soprintendente Prosperetti. E la mostra ripropone lo stesso sentimento straniante, da una parte cullando nell’atmosfera magica del Palatino, dall’altra interrogando sugli effetti più inconscio che scaturisce l’intrico frastornante dell’antico che incontra il contemporaneo. Esemplare in questo senso è il lavoro di David Horvitz o di Kader Attia
Ancora più dissonante quello di Gabriele de Santis che dà il nome di molti grandi artisti alle magliette della Roma.
Il Foro diventa inoltre un ampio campo di sperimentazione quando allestisce l’istallazione di Petrit Halilaj e le sue galline sopra le quali sventolano le bandiere di Daniel Buren. E mentre all’interno delle arcate troviamo un  interno borghese ad opera di Flavio Favelli, chiude il percorso il “frottage” di cera dell’artista Alessandro Piangiamore.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 23 giugno
Par tibi Roma nihil 
Foro Romano – Palatino 
www.partibiromanihil.info

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