16 novembre 2016

Cara Cecilia ti scrivo

 
Giudicare un padiglione prima di vederlo? Si può. Lettera aperta alla curatrice della sezione italiana a Venezia, all'indomani delle nomine degli artisti

di

Salve Cecilia, 
non ho mia ricevuto risposta alle mie proposte di dialogo, e questo dispiace. 
In ogni caso il Padiglione Italia che si profila, delinea la necessità di un “padiglione fortino” che deve difendere forme artistiche deboli piuttosto che promuovere, stimolare e rivitalizzare. Segno dei tempi ma in negativo, vittima inconsapevole dei tempi. Ma non è colpa tua, quanto di artisti deboli presi a braccetto da un sistema di mercato e di promozione che non ha altro da offrire. 
Giorgio Andreotta Calò, Medusa, 2014

Continuare a fare queste scelte sbagliate, ormai da anni, mortifica e disincentiva il pensiero divergente. Allontana, ormai da anni, le menti più brillanti realmente “originali” realmente “glocal”. Nell’ambito dell’arte non solo non esiste meritocrazia ma questo non interessa a nessuno (se non agli artisti e ai curatori non selezionati), mentre gli spettatori sono tenuti a distanza di sicurezza, abbandonati, disinteressati e senza strumenti per poter giudicare catafalchi di piombo, pezzi archeologici riesumati, pratiche di lettura sociali di una banalità imbarazzante. 
Roberto Cuoghi - Il Palazzo Enciclopedico - Biennale di Venezia 2013

Mi chiederai, come puoi giudicare un padiglione prima di averlo visto? Abbiamo giudicato prima quello di Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli, e ci abbiamo preso; abbiamo giudicato prima quello di Vittorio Sgarbi e ci abbiamo preso; abbiamo giudicato prima quello di Pietromarchi e c’abbiamo preso; abbiamo giudicato prima quello di Vincenzo Trione, e c’abbiamo preso. Anzi spesso la realtà è stata peggiore dell’immaginazione: come immaginarsi l’aria asfittica per vedere il video dei Masbedo? Come dimenticare la sensazione di entrare nel retro di un grande magazzino con Sgarbi? Come dimenticare Luigi Ghirri e tutti quanti evirati nel padiglione di Pietromarchi? Come dimenticare il Padiglione di Vincenzo Trione che sembrava un cimitero con tanti loculi dedicati ad altrettanti artisti? 
Adelita Husni-Bey, Giornalisti - dalla serie Agency-Giochi di potere, 2014. Courtesy l'artista e laveronica arte contemporanea

Mi immagino anche il tuo padiglione, come un Padiglione scollegato dalla nostra contemporaneità, affidato ad elucubrazioni intimiste che sono solo degli artisti, affidato a video in loop che ci raccontano degli esseri umani come topolini da laboratorio. Ti posso dire che esistono strade alternative, esiste una natura dell’opera più contemporanea, esistono artisti intelligenti che ogni anno vengono mortificati ed allontanati da scelte come queste. Mi dispiace. Io continuerò dritto per la mia strada e farò di tutto per combattere scelte stupide e la mortificazione del pensiero umano. Per questo ho lanciato su Change.org una petizione per ripartire da zero, e organizzare un Padiglione Italia che abbia una natura propositive e rigenerativa allo stesso tempo. 
Grazie per l’attenzione
Luca Rossi
In home page Cecilia Alemani, photo Marco De Scalzi
Sopra: Luca Rossi, Ripartire da zero, materiali vari, Padiglione Italia 2016

7 Commenti

  1. Ho visitato per la prima volta la biennale di Venezia nella sua ultima edizione del 2015 e devo dire che il padiglione Italia mi è piaciuto. Molto.
    Quando dice “c’abbiamo preso” intende che aveva ragione? io ci andrei piano; parliamo di giudizi, di modi di vedere, non del verbo divino.
    Non capisco che cosa voglia dire “forme artistiche deboli” o “artisti deboli”. Io conosco artisti che mi piacciono o che non mi piacciono. Conosco anche artisti che piacciono al mercato e no o artisti sponsorizzati e no o artisti ruffiani e no.
    E’ vero: ci possono essere tante strade alternative e una è quella dell’attuale curatrice. L’arte non è oggettività ma soggettività : sia nella scelta di chi crea che in quelle di chi guarda o cura o compra.
    Non firmerò la petizione su Change. org. Come non firmerò una petizione per cambiare la formazione della nazionale di calcio.
    Dal momento che “ci prende” con tanta facilità, ha forse vinto lei il superenalotto da 160 milioni?

  2. Caro Marco Caroli, anche lei è caduto nel relativismo del “mi piace”, “mi emoziona”, “bello”, “funziona”, “interessante”. Questo relativismo attira, nell’ambito dell’arte, molti mediocri che sanno che tanto alla fine “tutto può andare”. Non è così, come non è così in nessun ambito umano. Non possiamo esprimere giudizi oggettivi (fortunatamente, pensi che noia) ma giudizi che tendono ad un’oggettività. Il Padiglione di Vincenzo Trione era una “cimitero” che (giustamente e inconsapevolmente) celebrava la morte dell’arte: tanti box-loculi, dove gli artisti potevano portare le loro costine e i loro oggetti, più o meno grandi. Queste cose accadono ai grandi magazzini o nei cimiteri.

  3. Caro Luca,
    per quanto possa essere d’accordo con te, anche se non completamente, perchè credo che ci sarà qualcosa di valido nel lavoro di alcuni dei 3 artisti scelti, sono curiosa – visto che ormai episodicamente leggo le tue critiche da anni e anni – di sapere chi sono per te questi artisti italiani che fanno un lavoro degno di nota.
    Voglio sapere come costruiresti questo padigione Italia, le critiche non mi bastano più. Criticare è una scelta che a lungo andare diventa facile se non è accompagnata anche dall’azione, dalla pratica. Grazie.

  4. Ciao Iride,
    mi segui da anni ma non in modo puntuale e approfondito 🙂
    Dal 2009 cerco di far discendere dal mio lavoro critico un progettualità non convenzionale che metta in discussione – e quindi rivitalizzi- l’idea di artista, opera e museo.
    Ma mi hai chiesto quali artisti sceglierei io. Ti rispondo: nessuno emerso tra il 1990 e il 2016. Dagli anni 90 in Italia manca un clima formativo adeguato, le menti più brillanti si rivolgono ad altri settori, le accademie sono rimaste alle guerre puniche; si premiano le pubbliche relazioni e non il merito. Non ci sono artisti che possano sostenere un Padiglione. Meglio comunque scegliere un solo artista, almeno sarò inevitabile un’esperienza più immersiva e incidente. Altra alternativa: ho proposto una petizione che puoi vedere cliccando nell’articolo il link “change.org”. Sarebbe un esperimento interessante, e avrebbe un valore anche concettuale e formale non indifferente. Ossia, ripartire da zero 🙂

  5. Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
    Gli consiglio di andare sul mio sito e blog di cui ti riporto qui i link: sito e 30 progetti… rubacchiare qualche idea, investire economicamente un bel po’ in promozione, in PR, trovarsi un bravo agente e dimenticare che esisto.
    Bravo Luca, non hai perso tempo, in effetti pensavo proprio a te quando ho risposto in questo modo a questa domanda nell’ultima intervista che mi hanno fatto. Caro Rossi fai bene a provarci e se il mio progetto “FIRMA BORESTA” nel 2009 è stato ignorato non è detto che lo sia pure il tuo…. in bocca a lupo.

  6. Caro Pino,
    la mia proposta sarebbe una bella provocazione da realizzare, come tutte le provocazioni. Sarebbe una mossa intelligente, un ripartire da zero. Un segno di vita e vitalità. Purtroppo il sistema dell’arte in italia, e non solo, è fatto da morti viventi e giovani-vecchi (più giovani sono fuori più vecchi sono dentro perché deboli e precari per farsi accettare in un paese per vecchi). L’arte è già altrove.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui