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Che gusto c’è a scrivere su un muro, sapendo che le vostre lettere avranno le ore contate, quando potete farlo digitalmente e conservare il vostro “verbo” e la vostra mania grafomane per sempre?
È un po’ questo il senso del progetto antivandalico “Autography”, che da otto mesi viene sperimentato a Firenze, sui muri interni del Campanile di Giotto.
E volete sapere qual è la proporzione tra chi ancora sceglie di imbrattare i muri e chi invece scrive in digitale? Nove su 15mila e 484.
«Il successo di “Autography” è una combinazione di più fattori: un ottimo stato di conservazione del monumento è il primo deterrente, perché la gente sporca meno facilmente dove è pulito. Secondo, se qualcuno fa un graffito, noi lo rimuoviamo subito, quindi assicuriamo una manutenzione costante. Terzo, ma non ultimo, la possibilità di lasciare un messaggio digitale che, a differenza di quello sui muri, l’Opera conserverà nei secoli. La maggior parte di chi fa i graffiti pensa di lasciare qualcosa che duri nel tempo, nei nostri monumenti è possibile farlo solo virtualmente», è il messaggio di Franco Lucchesi, Presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, mentre Alice Filipponi, Social Media Manager dell’istituzione ha dichiarato: «Questo spostamento dal reale al digitale è il primo caso di sensibilizzazione contro i graffiti che promuove i graffiti stessi, ma in una nuova dimensione, quella digitale».
E dopo il Campanile di Giotto sarà la volta della Cupola del Brunelleschi, che resterà chiuso al pubblico per qualche giorno dal 22 novembre al 4 dicembre e dal 23 gennaio al 3 febbraio 2017, e dove saranno installate le postazioni per la firma degli “Autography”, per permettere di nuovo di digitalizzare, catalogare e conservare nell’Archivio dell’Opera tutte le tracce dei visitatori.