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Numerosi artisti sono passati per la strada del medium fotografico, spesso inserito nel contesto del fashion business, scoprendo lati inaspettati e interessanti.
Questa prima edizione meneghina vede la fotografia – una delle essenze del celebre magazine Vogue – farsi narratrice di storie. Storie diverse, inusuali e dai protagonisti più svariati; dagli artisti e fotografi più rinomati a quelli emergenti.
Le radici della scelta della creazione del Photo Festival si trovano guardando indietro ai 50 di storia della rivista: Vogue Italia è riuscita a trovare un equilibrio di alto livello qualitativo tra il mondo della moda e l’arte della fotografia. Si pensi a Mario Testino, per esempio. Per questo, si è deciso di dare spazio a un evento dal respiro internazionale, che trattasse di questi scatti di settore. Attenzione: settore e non nicchia. Perché, a differenza di quella che viene definita arte tout court, i frutti della creatività del mondo della moda – volente o nolente – entrano a far parte della vita di ognuno di noi.
Il Photo Vogue Festival, presieduto dal direttore di Vogue Italia Franca Sozzani e diretto dal Senior Photo Editor Alessia Glaviano, si pone l’obiettivo così di diventare un appuntamento annuale. Per l’edizione 2016 presenta: “The Female Gaze” e “Photovogue/inFashion”, due collettive allestite presso BASE, il creative hub di zona Tortona, e “Vanessa Beecroft Polaroids 1993.2016”, personale inedita dell’artista a Palazzo Reale.
Questa monografica, a ingresso libero, aperta da domani al 29 novembre – la durata del Festival – è promossa e prodotta da Vogue Italia con il Comune di Milano-Cultura e Palazzo Reale, con il contributo di Mediolanum farmaceutici S.p.A.
Si potrà vedere un lato meno conosciuto della Beecroft: le sue polaroids, digitalizzate e ingrandite, sono appese sulle sensuali tappezzerie damascate, nei meno conosciuti e suggestivi Appartamenti del Principe, vicino ad alcune sue sculture di volti senza corpo e di corpi senza volto. La figura della donna è scandagliata con occhio attento: nuda, vestita, velata, mascherata, simile e al contempo lontana da noi. L’artista indaga ancora una volta l’identità femminile in un modo tutto suo, passando per la ricerca del desiderio e dell’alienazione, riappropriandosi del valore dello sguardo ed eliminando il cosiddetto male gaze, ossia lo sguardo voyeuristico maschile e mediatico sul corpo della donna. Chi l’ha detto che la fotografia di moda è superficiale? (Micol Balaban)