28 novembre 2016

Annunciati i vincitori del Premio Fabbri per le Arti Contemporanee. Paola Pasquaretta è l’artista emergente, il collettivo Discipula premiato per la fotografia

 

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Sabato scorso sono stati annunciati gli attesi vincitori della quinta edizione del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, a cui si aggiungono i menzionati dalla giuria che esporranno le loro opere fino al 18 dicembre a Villa Brandolini. 
L’artista emergente premiata nell’apposita sezione è Paola Pasquaretta, classe 1987, che con Clap riflette sull’attualissimo tema del terremoto e in particolare sul sisma del 1976 in Friuli. Pensato incredibilmente prima del disastro che ha colpito il centro Italia in questi mesi, l’opera è una riproduzione in polistirolo di un sasso di Portis, paese fantasma mai ricostrutito dopo la devastazione, in bilico tra riproduzione pedissequa della realtà e artificio artistico. Nella stessa sezione la prima menzione della giuria va a Paolo Ciregia per Ideological Loop #2, un’indagine sul totalitarismo e la sua vacuità  morale e intellettuale. Per Ciregia il dramma dei regimi totalitari sta nell’imposizione di una visione del reale modellata e alterata ad uso e consumo dei centri di potere, che per quanto lontana nel tempo è ancora spaventosamente attuale. L’ultima menzione della sezione Arte emergente va al giovane Davide Sgambaro, che affronta il delicato tema della crisi economica del nordest italiano e la conseguente ondata di suicidi tra gli imprenditori. Con Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno, Sgambaro usa gli iconici skydancer, pupazzi gonfiabili utilizzati per promozioni commerciali, e li svuota del loro carattere giocoso, trasformando il loro ondeggiare da simpatico intrattenimento a simbolo di una società angosciata che lotta per sopravvivere, economicamente e non solo. 
Passando alla sezione Fotografia contemporanea, il premio va a Just Like Arcadia del collettivo Discipula, formato da MFG Paltrinieri, Mirko Smerdel e Tommaso Tanini. I sei lavori che compongono l’opera partono dal render di un progetto architettonico che ha fatto molto discutere nel Regno Unito, il Garden Bridge di Londra, un’opera che nell’idea dei progettisti dovrebbe essere una sorta di parco sospeso sul Tamigi. Le immagini in computer grafica del ponte sono state corrotte con i versi della poesia Arcadia scritta a fine Cinquecento dal poeta spagnolo Lope de Vega. Entrambe le opere sarebbero espressione di una visine ideale di società, con la differenza che il progetto britannico è al centro di grandi interessi economici. Le due menzioni della sezione sono andate rispettivamente all’opera Corps célestes_01 di Bruno Baltzer e Leonora Bisagno e a Fiume – 44.665004, 11.451304 della bolognese Valentina D’Accardi. Protagonista della prima menzione è il potere, con una serie di scatti del presidente francese Hollande ritratto con un telescopio che ne mette in luce particolari invisibili alla fotografia di reportage. D’Accardi parte invece da un evento molto personale, la scomparsa della nonna avvenuta negli anni Settanta: l’autrice ripercorre le tappe dell’avvistamento e del ritrovamento del corpo della donna, addirittura impersonandola in alcuni scatti. L’ultima menzione della sezione va a Marco Maria Zanin, padovano residente a San Paolo che con Copernico prende in prestito un detrito della metropoli brasiliana, riproducendolo in plastilina e mettendolo a confronto con l’immagine bidimensionale, facendogli perdere qualsiasi collegamento con la realtà e creando quasi un aspetto onirico. (gt)

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