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Per ora si parla solo di un rinvio, cosa che fa ben sperare per le future date del MAXXI, dove la mostra dovrebbe approdare il prossimo gennaio. Parliamo dell’esposizione dei tesori di Farah Diba, ultima imperatrice iraniana, che nella sua collezione conta pezzi di Picasso, Rothko, Kandinsky, Pollock, Warhol (qui sopra con la sovrana) e Bacon acquisiti prima della rivoluzione del 1979, così come di una serie di artisti iraniani.
Che succede, invece? Succede che ai 60 dipinti scelti per l’alto valore culturale, nel nome di uno scambio tra i due Paesi (Germania e Iran, appunto), e che nella Capitale tedesca dovevano essere temporaneamente ospitati alla Gemäldegalerie, non è stato permesso di lasciare capitale Teheran. Un colpo di stato diplomatico, che ora mette in bilico i rapporti con l’Occidente. E anche i biglietti anticipatamente venduti. Stavolta, insomma, l’arte legata alla politica come “valore di scambio” sembra non essere stata all’altezza delle aspettative. Peggio per tutti, ma specialmente per noi che dovremmo goderne, mentre altri “contratti” passano un poco sotto silenzio, come l’affaire della Pinacoteca Vaticana in trasferta a Mosca. Aggiornamenti in corso, su questo ultimo caso.